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Incontro con Federica Manzon, Premio Campiello 2024

Mercoledì 4 dicembre 2024, ore 18,30Auditorium Lanificio Maurizio Sella

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Incontro con Federica Manzon, Premio Campiello 2024

Incontro con Federica Manzon, Premio Campiello 2024

Fondazione Sella e #fuoriluogo propongono un evento che si colloca tra le iniziative OFF del festival letterario della Città di Biella. Protagonista sarà la vincitrice del Premio Campiello 2024 Federica Manzon che presenterà il suo romanzo Alma, uscito il 16 gennaio 2024 per la collana Narratori di Feltrinelli.
L’evento è frutto della collaborazione tra Fondazione Sella, Fuoriluogo e Biblioteca Civica. Si terrà mercoledì 4 dicembre alle 18,30 presso l’Auditorium del Lanificio Maurizio Sella, via Corradino Sella 6. Moderatrice dell’incontro Alessandra Tedesco, giornalista di Radio 24-Il Sole 24ore e conduttrice del programma Il cacciatore di libri.

L’autrice

Federica Manzon ha esordito nel 2008 con Come si dice addio (Mondadori), romanzo al quale sono seguiti Di fama e di sventura nel 2011 (Mondadori, premio Rapallo CARIGE e premio Selezione Campiello), La nostalgia degli altri nel 2017 (Feltrinelli) e Il bosco del confine nel 2020 (Aboca Edizioni). Ha inoltre curato, nel 2015, l’antologia I mari di Trieste (Bompiani).
È direttrice editoriale di Guanda.
È stata docente e responsabile della didattica presso la Scuola Holden di Torino.

La conduttrie

Alessandra Tedesco, giornalista di Radio 24-Il Sole 24ore e conduttrice del programma Il cacciatore di libri, in onda ogni sabato.
Dopo essersi laureata in Scienze politiche a Bari e aver frequentato a Milano l’IFG – Istituto per la Formazione al Giornalismo, ha lavorato e collaborato per radio (Italia Radio e Cnr), quotidiani (Avvenire), settimanali (Donna Moderna) e televisione (Mediaset). È consulente editoriale per la Rassegna letteraria di Vigevano.

La trama

Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano e torna per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”.
Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà. Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono
continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi
di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.

 

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