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Il muro di via Pietro Micca resiste a tutti i tentativi di abbatterlo

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La precedente giunta del sindaco Dino Gentile, tramite l’allora assessore Andrea Delmastro, ci aveva tentato ma senza risultati. Ora la questione è sul tavolo del primo cittadino Marco Cavicchioli nella speranza di un risultato migliore.

La precedente giunta del sindaco Dino Gentile, tramite l’allora assessore Andrea Delmastro, ci aveva tentato ma senza risultati. Ora la questione è sul tavolo del primo cittadino Marco Cavicchioli nella speranza di un risultato migliore. La questione non è nuova, si trascina da anni, e riguarda il famoso muro di cinta dell’ex lanificio Piacenza, lungo la via Pietro Micca, la cui presenza nasconde il chiostro di San Sebastiano. L’obiettivo è quello di abbatterlo ma essendo tutelato e vincolato dalla Soprintendenza, al momento, non può essere toccato. La questione, come detto non recente, ma è stata riportata alla ribalta per l’ennesima volta nei mesi scorsi da un’apposita interrogazione presentata dal capogruppo di “I love Biella”, Benni Possemato.

L’intero complesso del Lanificio Scuola Piacenza venne inaugurato nel lontano 1911 allo scopo di di integrare la didattica del vicino Istituto professionale “Quintino Sella”. Oltre settant’anni più tardi, quando ormai il complesso non poteva più assolvere alle funzioni per le quali era stato realizzato, fu oggetto di una donazione al comune di Biella concretizzatasi con l’accettazione formale il 21 giugno 1984.

I dubbi sulla conservazione del muro di via Pietro Micca iniziarono nel 2001 con la sistemazione del Chiosto di San Sebastiano, diventato un punto di riferimento per le attività culturali cittadine. E a quel punto parve evidente a tutti quanto fosse ingombrante la presenza di quell’ammasso di mattoni lungo la via Pietro Micca  che nascondeva la vista del complesso religioso. 

La possibilità di abbatterlo però venne frustata nel 2007. Nell’ambito della riqualificazione dell’intera zona, il comune chiese di poter abbattere il muro (di nessun valore artistico da qualunque parte lo si “ammiri”) ottenendo però un netto rifiuto avallato dal vincolo di tutela. In anni più recenti invece  tentativo effettuato dall’ex assessore Delmastro si basava sul fatto che in alcuni casi il Ministro dell’Ambiente, dietro richiesta motivata e giustificata, potesse scavalcare le Soprintendenze e svincolare il bene in questione. Anche grazie alla vicinanza politica tra giunta cittadina e governo nazionale ad un certo momento ci si era illusi che l’autorizzazione all’abbattimento potesse arrivare. Ma così non è stato.

Cambiano i ministri, cambiano i sindaci, cambiano gli assessori ma il muro è sempre lì. Ora tocca a Cavicchioli  a tentare di abbattere il nostro piccolo “Muro di Berlino”.

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