Attualità
I Ravetti chiedono un risarcimento milionario
BIELLA – Circa 7 milioni di euro. A tanto ammonta la richiesta di risarcimento presentata dalla Socrebi al comune di Biella, che si era ripreso il tempio crematorio dopo lo scandalo sulle modalità con cui avvenivano le cremazioni.
«L’ho appena ricevuta nel mio ufficio – ha spiegato il sindaco Claudio Corradino, nei giorni scorsi, scartabellando tra i documenti -. Si tratta di un atto dovuto, che non ci coglie certo impreparati. Sapevamo infatti fin dall’inizio che la società che gestiva il tempio, di fronte al nostro atto di riappropriarci della struttura, avrebbe presentato ricorso e chiesto un indennizzo. Noi abbiamo agito nella piena legalità. Il loro tentativo di ottenere un risarcimento, comunque, ci sta».
Sui soldi in ballo, però, ci sarà un vero e proprio braccio di ferro, ovviamente tramite carte bollate, avvocati e consulenti. Il tutto viaggia parallelamente alla vicenda giudiziaria, che in primo grado ha visto la condanna dei fratelli Alessandro e Marco Ravetti per truffa e abusi, responsabili all’epoca dei fatti proprio della Socrebi e dell’agenzia di pompe funebri di famiglia.
«La Socrebi chiede circa 1,7 milioni di euro come indennizzo per i costi sostenuti diciamo, di avviamento dell’attività – ha detto, ancora, Corradino -. Una cifra forse un po’ alta, sulla quale tratteremo in tutte le sedi opportune, ma legittima, sostanzialmente. La legge infatti parla chiaro. Noi ci si siamo ripresi il forno crematorio. Loro chiedono il riconoscimento dei danni subiti per i soldi investiti nel progetto».
Sugli altri 5 milioni di euro e fischia, invece, il sindaco è pronto alle barricate: «Siamo intenzionati a non dare loro un euro. Questi milioni ci vengono chiesti come risarcimento per il mancato guadagno dell’attività, interrotta dalla nostra azione. Il che è inaccettabile. C’è stata infatti un’azione giudiziaria, un processo e delle condanne. Insomma: abbiamo interrotto la concessione perché, alla luce dei fatti, accertati anche nel primo grado di giudizio della magistratura, la Socrebi non aveva più i requisiti morali per proseguire l’attività. Che soldi dovremmo ancora riconoscere? I nostri avvocati, anche su questo punto, ci danno ottime rassicurazioni».
E ora? «Le trattative sono comunque in corso. Qualcosa dovremo pagare, lo sapevamo fin dall’inizio – conclude Corradino -. Sono certo di aver agito per il bene della collettività, su una vicenda delicata. Riprenderci il forno non è stata una forzatura, ma un’azione concordata con i nostri legali. In generale si tratta di un argomento delicato e doloroso, di cui parlo sempre con infinito rispetto e prudenza. Ecco perché non do giudizi, che spettano ai giudici. Anche durante la mia campagna elettorale non ho mai toccato l’argomento, troppo doloroso per tanti biellesi, per non farlo diventare motivo di dibattito tra le parti».
Paolo La Bua
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Baldo
12 Dicembre 2020 at 13:28
Pazzesco, semplicemente Pazzesco, dovrebbero Loro pagare x i danni morali ai famigliari milioni di euro, interdigli a vita compresi i loro famigliari e parenti diretti, a partecipare o avere un qualsiasi rapporto con Istituzioni o Amministrazioni Pubbliche, e magari lasciandoli in una stanza x un paio di ore con i Parenti cui hanno profanato i loro CARI