Attualità
Gli ambientalisti: “Il costo della diga sul Sessera è aumentato del 38% negli ultimi due anni”
Comunicato di Legambiente, Custodiamo la Valsessera e Comitato Tutela Fiumi
Comunicato stampa
Programma triennale opere e lavori del CBBBV: sale alla folle cifra di 670 milioni di euro l’elenco delle “opere desiderate”. I costi della diga sul Sessera aumentano del 63% in 8 anni e del 38% negli ultimi due anni.
In Italia è data incredibilmente possibilità ad alcuni enti di programmare opere per cifre astronomiche, oltre il mezzo miliardo di euro, anche se tali enti non hanno un soldo in tasca per realizzarle e non hanno ancora ottenuto una preliminare validazione dei progetti di fattibilità tecnica-economica-ambientale da parte delle autorità competenti e degli enti amministrativi territoriali interessati dall’ubicazione delle opere.
È il caso del Consorzio di Bonifica Baraggia Biellese e Vercellese che ha aggiornato in questi giorni il proprio programma triennale delle opere e dei lavori alla stratosferica cifra di 670 milioni di euro. Un importo che nessun ente territoriale ha nel portafoglio investimenti per il Biellese, nemmeno la Regione Piemonte.
Come è noto ai più, tale consorzio non ha capacità finanziarie proprie: le entrate non riuscirebbero a coprire nemmeno l’1-2% dei costi di investimento necessari a realizzare tale pacchetto di opere, tutte destinate ai fini irrigui, ma senza recupero di nuovi terreni alla coltivazione. Sono opere che vengono immancabilmente ma impropriamente proposte come “opere di bonifica”, al solo fine di accollare allo Stato l’onere complessivo necessario per la loro realizzazione, in spregio sostanziale ai disposti della Direttiva Acque della UE che prevede che, anche per gli usi irrigui, gli utilizzatori
debbano partecipare ai costi di investimento, come avviene per l’acqua potabile.
Dall’analisi del programma emerge un dato impressionante: i costi della diga in Valsessera salgono da 240 milioni di euro (importo rendicontato nel progetto approvato nel 2014) a 390 milioni di euro. Nel 2020, con la determina della deputazione n° 474 il CBBBV indicava il costo della diga in Valsessera e della relativa condotta pari a 282 milioni di euro. Un incremento complessivo del 63% in 8 anni e una lievitazione del 38% negli ultimi due anni!!
Tali incrementi, in un paese serio, indurrebbero ad una revisione del rapporto costo-benefici per verificare se vale ancora la pena realizzare l’opera, soprattutto a fronte del mancato inizio lavori a meno di 24 mesi dalla scadenza della proroga di validità del provvedimento di VIA (il termine dei lavori è fissato entro dicembre 2024).
Il CBBBV spariglia inoltre le carte indicando nell’ultimo programma che la diga in Valsessera sarà realizzata in 3 lotti; nel 2020 prevedeva la suddivisione in 4 lotti funzionali su 10 annualità. Va al riguardo ricordato che le suddivisioni in lotti non sono previste nel progetto approvato in VIA e che l’intera opera (sbarramento, opere di adduzione, ecc.) deve essere realizzata entro il dicembre 2024.
Nel programma il CBBBV introduce poi nuove opere (il passante sull’Elvo, l’incremento del volume d’invaso delle dighe sui torrenti Ostola e Ravasanella) senza però aver sottoposto agli enti territoriali e alla Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche i progetti di fattibilità tecnica-economica-ambientale.
Il Consorzio finalizza e giustifica tutte queste opere per “il superamento delle crisi idriche del comprensorio” ma non provvede, ad esempio, come invece richiesto dalla norma per consentire la deroga al rilascio dei Deflusso Ecologico, a depositare in Provincia il Piano di Riparto degli Usi Irrigui. Ovvero non si adopera – con il riordino irriguo, l’accorpamento dei consorzi, il miglioramento delle tecniche irrigue e delle scelte culturali – ad adeguare il fabbisogno alle
disponibilità (filosofia PTA) ma avvalla di fatto l’incremento delle idroesigenze.
La bonifica in Italia e nel Biellese in particolare è ormai inquadrabile nel noto detto popolare, “la fabbrica del Duomo”, un’impresa infinita fatta di nuove e continue opere. Si tratta di un’assurdità che continuerà a sopravvivere finché:
- le opere irrigue di incremento della dotazione idrica di terreni già coltivati, ovvero non più basilari al recupero di terreni incolti, non saranno escluse dal novero delle opere di bonifica;
- una quota parte del costo degli investimenti non verrà posto in carico agli utilizzatori
del settore agricolo; - l’incredibile regalia del 13-16% sull’importo delle opere riconosciuta ai Consorzi di Bonifica sotto la voce di “Spese generali dell’Amministrazione” (circolare n° 312 del 01.07.1985 Ministero Agricoltura) non verrà abrogata.
Diversamente i consorzi di bonifica rimarranno la “gallina dalle uova d’oro” per i quali l’importante
è proporre nuove opere, indifferentemente dalla loro validità e dall’analisi del rapporto costi benefici
- LEGAMBIENTE, CUSTOSIAMO LA VALSESSERA, COMITATO TUTELA FIUMI
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