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Forestali e carabinieri, un matrimonio complicato

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Che ne sarà del Corpo Forestale dello Stato? Sono circa cinquanta, tra Biella e Vercelli, gli agenti che aspettano di conoscere il proprio destino.

Che ne sarà del Corpo Forestale dello Stato? Sono circa cinquanta, tra Biella e Vercelli, gli agenti che aspettano di conoscere il proprio destino. In teoria dal primo di gennaio dovrebbero essere “assorbiti” dall’Arma dei carabinieri, ma allo stato attuale ci sono ancora parecchi nodi da risolvere. Non ultimo, quello dei ricorsi al Tar. Nei primi giorni dell’anno sono previste le prime sentenze che potrebbero rimettere in discussione quanto previsto dal decreto Madia.
Se tutto dovesse filare liscio, a inizio gennaio partirebbero le operazioni per l’assorbimento dei forestali da parte dei carabinieri, secondo una road map ancora tutta da stabilire. Bisognerà infatti affrontare parecchie questioni di natura amministrativa, burocratica e tecnica.
Per il momento dai vertici del Corpo Forestale dello Stato non arrivano commenti. Tutti attendono di vedere e valutare come si evolverà la situazione.
A parlare è invece la politica, anche a livello locale. La questione dell’accorpamento nei giorni scorsi è infatti approdata in Regione e nella commissione speciale Protezione civile della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. «La prevenzione e la lotta agli incendi boschivi sono materie assegnate da tempo alle Regioni – ha spiegato l’assessore piemontese Alberto Valmaggia -. Ogni Regione quindi ha negli anni pianificato e sviluppato il proprio sistema di contrasto agli incendi boschivi. In Piemonte, in particolare, il Corpo Forestale dello Stato ha avuto, ed ha tuttora, un ruolo determinante in merito al funzionamento della centrale operativa in cui arrivano le segnalazioni di incendi, oltre alla direzione delle operazioni di estinzione degli incendi stessi, assumendo la responsabilità operativa del Volontariato del Corpo AIB Piemonte, preposto allo spegnimento. Con l’entrata in vigore del DL 177/2016, viene pertanto a crearsi un’importante disfunzione nel sistema di coordinamento, la cui efficacia ed efficienza, sono oggi riconosciute a livello nazionale».
L’idea di base è che sia necessario prevedere un periodo di transizione. Allo stato attuale, l’assessore ritiene che in Piemonte non ci siano le condizioni per la piena entrata in vigore del decreto Madia che punta a una decisa razionalizzazione: anche i vigili del fuoco, chiamati a svolgere un ruolo strategico nella lotta agli incendi boschivi, attraverso il coordinamento delle operazioni di spegnimento, ad oggi non possiederebbero un numero adeguato di figure professionali appositamente formate.
L’assessore ha pertanto chiesto alla Provincia di Trento, coordinatrice della Commissione interregionale, di farsi portavoce presso le istituzioni nazionali di questa preoccupazione, emersa e condivisa da parte di tutte le Regioni presenti, nonché di richiedere un periodo di transizione necessario all’applicazione integrale del decreto e all’entrata in vigore del numero unico per le emergenze 112, grazie al quale la gestione diverrà unitaria e definitiva. «Questo per perseguire il pubblico interesse garantendo la necessaria continuità operativa del Sistema regionale antincendi boschivi del Piemonte, – ha dichiarato durante la conferenza – anche in considerazione del fatto che ci troviamo già nel pieno della campagna antincendi boschivi, e che i prossimi mesi saranno, secondo le sequenze storiche, i più interessati da tale emergenza, come si evince dai dati del Piano regionale antincendi boschivi».

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