Seguici su

Attualità

“Fermato al supermercato, mi sono sentito trattato come se fossi un ladro”

Pubblicato

il

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore che vuole raccontare la disavventura vissuta in un supermercato cittadino.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore che vuole raccontare la disavventura vissuta in un supermercato cittadino.

 

Egregio direttore,

le scrivo per raccontare lo spiacevole episodio di cui sono stato protagonista questa mattina, quando qualcuno ha sostanzialmente insinuato che avessi rubato. In presenza di altre persone.

 

È successo in un supermercato cittadino, al Penny di Chiavazza, che frequento ormai da diversi anni senza mai aver avuto problemi. Dovevo soltanto acquistare della frutta e della verdura, così sono entrato e mi sono diretto nel reparto specifico. Ho preso ciò che mi serviva – una testa di cavolfiore e un sacchetto di carote – e mi sono avviato alla cassa. Dopo aver pagato quanto appena acquistato, ho scoperto di non poter ancora uscire. Un uomo mi si è parato davanti e mi ha intimato: “Dammi lo scontrino”. In mezzo agli altri clienti.

 

Ovviamente non mi aspettavo una cosa del genere, mi ha colto parecchio di sorpresa e non capivo cosa volesse, anche perché non indossava alcuna divisa, era vestito normalmente, come me. Quindi gli ho chiesto chi fosse. A quel punto ha tirato fuori un tesserino e mi ha risposto: “Antitaccheggio”. La mia vista purtroppo, a 62 anni, inizia a perdere qualche colpo: sono solo riuscito a vedere che il volto nella foto corrispondeva, ma era difficile leggere cosa ci fosse scritto nel tesserino. I caratteri erano troppo piccoli per me. Subito dopo questo giovane uomo mi ha di nuovo invitato a mostrargli lo scontrino, con lo stesso tono imperativo di prima. Gli ho domandato perché mai lo desiderasse. La sua risposta è stata: “Perché hai altra roba”. Indirettamente stava insinuando che avessi rubato. Non si trattava di un controllo “a campione” o di una formalità, in un certo senso mi sono sentito come se mi stesse dando del ladro, alle casse di un supermercato, davanti ad altre persone. E nel frattempo continuava a rimanere ben piazzato davanti a me, impedendomi in questo modo di allontanarmi.

 

Capirà bene, direttore, lo stupore, la rabbia e la frustrazione di un uomo che, non avendo mai rubato nemmeno una caramella in vita sua ed essendosi sempre sudato ogni lira e ogni euro, vede messa in dubbio pubblicamente e ingiustamente la propria onestà.

 

Offeso e amareggiato, ho chiarito al presunto vigilante in borghese – col senno di poi, uno di quelli che girano tra le corsie senza farsi notare per tenere d’occhio i clienti e scoprire eventuali furti – che per me lui non era proprio nessuno, nel senso che poteva essere chiunque. Dunque non gli avrei mostrato assolutamente nulla. L’ho poi invitato a chiamare il responsabile, se lo avesse ritenuto necessario, per chiarire la situazione. E così ha fatto.

 

Quando ci siamo spostati – finalmente – nell’ufficio, mi è stato chiesto se potessi esibire gli oggetti che avevo nei pantaloni e lì ho capito quale fosse il problema: una bomboletta spray antizanzare che mi gonfiava una tasca e sporgeva fuori! L’ho mostrata al responsabile e al “signor antitaccheggio” e ho fatto presente che era quasi terminata: non poteva essere loro, considerato che non penso vendano prodotti ormai finiti e dato che dubito espongano insetticidi nel reparto di frutta e verdura.

 

In quel momento, chiarito l’equivoco, ho ricevuto le scuse da parte del responsabile. Scuse che però ho rispedito al mittente, facendo presente che aveva appena perso un cliente, per quanto poco questo potesse contare. Non me ne faccio nulla delle scuse dopo essermi sentito umiliato davanti ad altre persone, in quel modo. Mi è stato spiegato che purtroppo nei supermercati si subiscono molti furti. Non fatico a crederci e ritengo sia senza dubbio un problema, ma questo non giustifica il trattamento che ho ricevuto. Se cercano i ladri e trovano me, temo debbano lavorare ancora parecchio sulle loro strategie contro i taccheggiatori.

 

Mi rendo conto che non è successo nulla di particolarmente grave, ma dato che penso di non essere né il primo né l’ultimo al quale è capitato – e in chissà quanti supermercati –, vorrei sollevare degli interrogativi. Con che diritto, ad esempio, un vigilante in borghese può impedirmi di fatto di uscire dal supermercato, sbarrandomi il cammino col proprio corpo? Mettendo anche il caso che ne abbia il diritto, poi, non sarebbe opportuno avvisare le persone della “possibilità” di questo tipo di controlli ponendo cartelli ben visibili all’ingresso? Ma, soprattutto, è questo il modo di trattare un persona? Chiunque può insinuare in questo modo che siamo dei ladri sulla base delle proprie sensazioni?

 

In tutta questa storia però c’è anche una nota positiva: sono riuscito a fare un piccolo “gesto di beneficenza e solidarietà”. Avviandomi finalmente all’uscita, infatti, sono stato chiamato dal cassiere. Voleva ricordarmi di prendere la verdura che avevo acquistato – e pagato, per un totale di poco più di due euro – e che era rimasta lì. Gli ho risposto di tenerla, come donazione per il supermercato, visti i numerosi furti che subisce…

 

Lettera firmata

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook