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Edoardo sta meglio, la forza dell’amore di una mamma

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 Il piccolo Edoardo si è svegliato dal coma farmacologico e ha abbracciato la sua mamma. “E’ stato un momento che non dimenticherò mai – afferma Anna Lisa -. In quegli attimi intensi e carichi di mille emozioni, sono uscita dall’inferno”.
Il bambino, nove anni appena,  è stato investito mentre stava giocando a Pralungo. Una macchina di grossa cilindrata lo ha travolto e ridotto in fin di vita. All’ospedale Regina Margherita di Torino, dov’è ricoverato dal 30 di aprile, i medici lo hanno ricevuto in condizioni drammatiche. Da quel giorno lotta insieme a lui anche la sua mamma che non lo ha abbandonato un solo istante. Edo è stato operato e ora riesce a parlare e a mangiare autonomamente. E’ seduto su una sedia a rotelle e dalla finestra della sua stanza guarda il mondo che fuori lo attende. Con il sorriso e gli occhi impazienti. La strada per la guarigione, però,  è ancora lunga.
Mamma Anna Lisa, racconta l’esperienza più dura della sua vita, partendo da quella maledetta domenica pomeriggio. “Il bambino si trovava col papà. Due ore più tardi lo avrei riabbracciato. Avevamo in programma di cucinare la pizza e poi metterci sul divano uno accanto all’altra a guardare la tv – racconta -. Verso le 17 ho ricevuto una telefonata sul cellulare. Era il padre di Edo. Un brivido mi ha attraversato la schiena, ho avuto netta la sensazione che fosse successo qualcosa di brutto. Ho risposto, lui piangeva disperato dicendomi di correre al pronto soccorso perché il bambino si era fatto male, molto male. Ho mollato tutto e mi sono precipitata all’ospedale. Quando sono arrivata,  il  mio Edo non c’era ancora. L’ambulanza si era fermata lungo la strada per rianimarlo. Mi sono sentita morire”.
Poi i medici del Degli Infermi viste le condizioni del bambino hanno deciso il trasferimento in un centro specializzato, quello di Torino. “Quando ho visto mio figlio è stato come ricevere una pugnalata dritta allo stomaco – aggiunge la mamma -. Il piccolo era irriconoscibile. Il volto gonfio, una maschera di sangue. Urlava a squarciagola per il dolore tremendo. Ero paralizzata dalla paura. Poi in questi momenti, specialmente noi mamme, ci armiamo di un coraggio e di una forza incredibili e riusciamo ad affrontare anche le situazioni più difficili, quelle che mai avresti immaginato ti potessero accadere. Ho accompagnato Edo al Regina Margherita in ambulanza. Gli ho tenuto la mano, gli ho parlato continuamente, mentre dentro di me continuavo a pregare e a supplicare il Signore di non portarselo via”.
A Torino i medici lo hanno visitato e non si sono sbilanciati: “prognosi riservata”. Due parole che fanno terrore e mozzano il fiato. “Dentro di me vivevo sentimenti contrastanti . Da una parte  ho pensato  che avrei potuto perdere mio figlio da un momento all’altro, dall’altra cercavo di farmi forza e ripetevo a me stessa che le cose sarebbero andate per il verso giusto. Ho anche pensato che se Edo non ce l’avesse fatta, lo avrei seguito. Non volevo lasciarlo solo. Lui è tutto per me. La mia ragione di vita, il motivo per cui mi alzo al mattino e affronto le giornate”.
Edoardo è stato mantenuto in coma farmacologico, poi i medici hanno deciso di svegliarlo. “Quando ha aperto gli occhi accanto a lui c’era il nonno. – racconta ancora Anna Lisa – con una voce sottile e incerta  ha detto: “Ciao, vai a chiamare la mamma”. Sono entrata e lui mi ha sorriso e ha pronunciato il mio nome. Mi è sembrato di rinascere. I medici, che ringrazio uno ad uno per le amorevoli cure prestate,  ancora oggi non si sbilanciano sui tempi di guarigione. La strada sarà lunga e in salita ma ce la faremo. E proprio oggi, in occasione della festa della mamma vorrei lanciare un messaggio di speranza a tutte le donne che ogni giorno affrontano il difficile compito di crescere ed educare i propri figli. Amateli, con tutto il vostro cuore, e credete in loro. Insieme potete scalare le montagne più alte e attraversare i mari più tempestosi. Superando le prove più dure della vita e uscendo dalle avversità ancora più forti e uniti di prima”.
Elisabetta Ferrari

 Il piccolo Edoardo si è svegliato dal coma farmacologico e ha abbracciato la sua mamma. “E’ stato un momento che non dimenticherò mai – afferma Anna Lisa -. In quegli attimi intensi e carichi di mille emozioni, sono uscita dall’inferno”.
Il bambino, nove anni appena,  è stato investito mentre stava giocando a Pralungo. Una macchina di grossa cilindrata lo ha travolto e ridotto in fin di vita. All’ospedale Regina Margherita di Torino, dov’è ricoverato dal 30 di aprile, i medici lo hanno ricevuto in condizioni drammatiche. Da quel giorno lotta insieme a lui anche la sua mamma che non lo ha abbandonato un solo istante. Edo è stato operato e ora riesce a parlare e a mangiare autonomamente. E’ seduto su una sedia a rotelle e dalla finestra della sua stanza guarda il mondo che fuori lo attende. Con il sorriso e gli occhi impazienti. La strada per la guarigione, però,  è ancora lunga.
Mamma Anna Lisa, racconta l’esperienza più dura della sua vita, partendo da quella maledetta domenica pomeriggio. “Il bambino si trovava col papà. Due ore più tardi lo avrei riabbracciato. Avevamo in programma di cucinare la pizza e poi metterci sul divano uno accanto all’altra a guardare la tv – racconta -. Verso le 17 ho ricevuto una telefonata sul cellulare. Era il padre di Edo. Un brivido mi ha attraversato la schiena, ho avuto netta la sensazione che fosse successo qualcosa di brutto. Ho risposto, lui piangeva disperato dicendomi di correre al pronto soccorso perché il bambino si era fatto male, molto male. Ho mollato tutto e mi sono precipitata all’ospedale. Quando sono arrivata,  il  mio Edo non c’era ancora. L’ambulanza si era fermata lungo la strada per rianimarlo. Mi sono sentita morire”.
Poi i medici del Degli Infermi viste le condizioni del bambino hanno deciso il trasferimento in un centro specializzato, quello di Torino. “Quando ho visto mio figlio è stato come ricevere una pugnalata dritta allo stomaco – aggiunge la mamma -. Il piccolo era irriconoscibile. Il volto gonfio, una maschera di sangue. Urlava a squarciagola per il dolore tremendo. Ero paralizzata dalla paura. Poi in questi momenti, specialmente noi mamme, ci armiamo di un coraggio e di una forza incredibili e riusciamo ad affrontare anche le situazioni più difficili, quelle che mai avresti immaginato ti potessero accadere. Ho accompagnato Edo al Regina Margherita in ambulanza. Gli ho tenuto la mano, gli ho parlato continuamente, mentre dentro di me continuavo a pregare e a supplicare il Signore di non portarselo via”.
A Torino i medici lo hanno visitato e non si sono sbilanciati: “prognosi riservata”. Due parole che fanno terrore e mozzano il fiato. “Dentro di me vivevo sentimenti contrastanti . Da una parte  ho pensato  che avrei potuto perdere mio figlio da un momento all’altro, dall’altra cercavo di farmi forza e ripetevo a me stessa che le cose sarebbero andate per il verso giusto. Ho anche pensato che se Edo non ce l’avesse fatta, lo avrei seguito. Non volevo lasciarlo solo. Lui è tutto per me. La mia ragione di vita, il motivo per cui mi alzo al mattino e affronto le giornate”.
Edoardo è stato mantenuto in coma farmacologico, poi i medici hanno deciso di svegliarlo. “Quando ha aperto gli occhi accanto a lui c’era il nonno. – racconta ancora Anna Lisa – con una voce sottile e incerta  ha detto: “Ciao, vai a chiamare la mamma”. Sono entrata e lui mi ha sorriso e ha pronunciato il mio nome. Mi è sembrato di rinascere. I medici, che ringrazio uno ad uno per le amorevoli cure prestate,  ancora oggi non si sbilanciano sui tempi di guarigione. La strada sarà lunga e in salita ma ce la faremo. E proprio oggi, in occasione della festa della mamma vorrei lanciare un messaggio di speranza a tutte le donne che ogni giorno affrontano il difficile compito di crescere ed educare i propri figli. Amateli, con tutto il vostro cuore, e credete in loro. Insieme potete scalare le montagne più alte e attraversare i mari più tempestosi. Superando le prove più dure della vita e uscendo dalle avversità ancora più forti e uniti di prima”.
Elisabetta Ferrari

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