Attualità
Ecco perchè alla gente piace lavare i panni sui social
La moglie lo tradisce e lui non esita un solo istante a pubblicare tutto su Facebook.
Il protagonista è un noto meccanico del Biellese, che dopo aver scoperto il presunto “fattaccio” ha subito urlato la sua delusione e comunicato a tutti il suo nuovo status di “single”.
A partire da questa incredibile vicenda, abbiamo chiesto il parere di due autorevoli esperti in materia, lo psicologo psicoterapeuta Carlo Marchi e il sociologo Bruno Guglielminotti per comprendere le ragioni che spingono le persone “ferite” a mettere sulla piazza virtuale i loro affari privati, anche i più intimi come in questo caso.
«Nei soggetti che subiscono “un torto” arde il desiderio di vendetta. Questi ultimi si rivolgono ai social networks per cercare considerazione, ragione e supporto – afferma lo psicologo Carlo Marchi – Questo riflette l’andamento della nostra società, nella quale se non si mettono in piazza gli affari propri si finisce per non essere nessuno».
Tali atteggiamenti non sono destinati ad esaurirsi nel breve periodo ma, piuttosto, continueranno ad alimentarsi grazie alle nuove tecnologie.
«Nella vecchia piazza di paese, se un soggetto avesse compiuto un simile gesto, sarebbe stato preso in giro da tutti. Su facebook, ovvero nella nuova piazza, si può rovinare una persona ottenendo anche il consenso degli altri partecipanti alla discussione – continua Carlo Marchi – In questo modo i social networks non fanno altro che soddisfare il narcisismo. Le persone che scoprono un tradimento si sentono ferite nelle loro immagine e decidono di ferire a loro volta il partner nello stesso modo. Di norma il dolore si elabora da soli o con gli amici, il narcisista sente, invece, il bisogno di esternarlo in rete».
Come si è detto, un ruolo chiave in questa strana vicenda è stato giocato anche dagli altri utenti, che hanno letteralmente preso d’assalto la pagina facebook del marito tradito, riempiendola con commenti di supporto e vicinanza.
«Con internet tutto diventa di dominio pubblico e la sfera privata viene mortificata dando in pasto alla gente la possibilità di farsi giudice a buon mercato, emettendo sentenze su fatti che non conosce a fondo – afferma il sociologo Bruno Guglielminotti – L’importante, per molti, è cercare un capro espiatorio elargendo nei confronti di chi ha lamentato un torto, qualunque sia la sua natura e la gravità, una falsa solidarietà e evidenziando un moralismo di facciata che rappresentano, piuttosto, nient’altro che complicità verso chi si dice vittima. Colui che dichiara un torto subìto passa sempre per quello che ha ragione, perché non si sono ascoltate le ragioni dell’altro, condannato e messo alla berlina spesso senza prove».
E’ importante quindi, saper valutare le potenzialità e le conseguenze di uno strumento che tutti i giorni maneggiamo, forse con eccessiva leggerezza.
«Facebook è uno strumento utilissimo in mano a persone responsabili, mentre può essere come un coltello, perché ci sono molti modi per uccidere, per distruggere una persona oltre a quello fisico: quello morale e sociale fanno altrettanto male» conclude Bruno Guglielminotti.
La moglie lo tradisce e lui non esita un solo istante a pubblicare tutto su Facebook.
Il protagonista è un noto meccanico del Biellese, che dopo aver scoperto il presunto “fattaccio” ha subito urlato la sua delusione e comunicato a tutti il suo nuovo status di “single”.
A partire da questa incredibile vicenda, abbiamo chiesto il parere di due autorevoli esperti in materia, lo psicologo psicoterapeuta Carlo Marchi e il sociologo Bruno Guglielminotti per comprendere le ragioni che spingono le persone “ferite” a mettere sulla piazza virtuale i loro affari privati, anche i più intimi come in questo caso.
«Nei soggetti che subiscono “un torto” arde il desiderio di vendetta. Questi ultimi si rivolgono ai social networks per cercare considerazione, ragione e supporto – afferma lo psicologo Carlo Marchi – Questo riflette l’andamento della nostra società, nella quale se non si mettono in piazza gli affari propri si finisce per non essere nessuno».
Tali atteggiamenti non sono destinati ad esaurirsi nel breve periodo ma, piuttosto, continueranno ad alimentarsi grazie alle nuove tecnologie.
«Nella vecchia piazza di paese, se un soggetto avesse compiuto un simile gesto, sarebbe stato preso in giro da tutti. Su facebook, ovvero nella nuova piazza, si può rovinare una persona ottenendo anche il consenso degli altri partecipanti alla discussione – continua Carlo Marchi – In questo modo i social networks non fanno altro che soddisfare il narcisismo. Le persone che scoprono un tradimento si sentono ferite nelle loro immagine e decidono di ferire a loro volta il partner nello stesso modo. Di norma il dolore si elabora da soli o con gli amici, il narcisista sente, invece, il bisogno di esternarlo in rete».
Come si è detto, un ruolo chiave in questa strana vicenda è stato giocato anche dagli altri utenti, che hanno letteralmente preso d’assalto la pagina facebook del marito tradito, riempiendola con commenti di supporto e vicinanza.
«Con internet tutto diventa di dominio pubblico e la sfera privata viene mortificata dando in pasto alla gente la possibilità di farsi giudice a buon mercato, emettendo sentenze su fatti che non conosce a fondo – afferma il sociologo Bruno Guglielminotti – L’importante, per molti, è cercare un capro espiatorio elargendo nei confronti di chi ha lamentato un torto, qualunque sia la sua natura e la gravità, una falsa solidarietà e evidenziando un moralismo di facciata che rappresentano, piuttosto, nient’altro che complicità verso chi si dice vittima. Colui che dichiara un torto subìto passa sempre per quello che ha ragione, perché non si sono ascoltate le ragioni dell’altro, condannato e messo alla berlina spesso senza prove».
E’ importante quindi, saper valutare le potenzialità e le conseguenze di uno strumento che tutti i giorni maneggiamo, forse con eccessiva leggerezza.
«Facebook è uno strumento utilissimo in mano a persone responsabili, mentre può essere come un coltello, perché ci sono molti modi per uccidere, per distruggere una persona oltre a quello fisico: quello morale e sociale fanno altrettanto male» conclude Bruno Guglielminotti.
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