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Da fine giugno, in Piemonte, i casi di Coronavirus sono più che quintuplicati

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Da fine giugno, in Piemonte, i casi di Coronavirus sono più che quintuplicati e per 97 positivi su 572 è impossibile il tracciamento dei soggetti a rischio. Lo afferma la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) secondo cui, sulla base dei dati rielaborati del Ministero della Salute, da fine giugno a metà settembre l’incidenza sulla popolazione è passata da 4,11 al 25,06 casi di Covid ogni 100 mila abitanti, con l’Rt che è salito da 1,04 a 1,11, sopra la soglia di sicurezza che è uno.
I focolai attivi a inizio estate erano 11, ora – sempre secondo il Fadoi – sono 111, 68 dei quali hanno cominciato a sprigionare scintille nell’ultima settimana. Una delle armi più efficaci per arginare la diffusione del virus resta il contact tracing, ma per 97 positivi accertati sui 572 della settimana non si è riusciti a risalire all’origine del contagio. “Questo significa lasciare in circolazione persone contagiose che non sanno di esserlo”, spiega Antonio Miglietta, medico infettivologo, responsabile del servizio epidemiologia della asl Roma 2.
“In Piemonte nelle ultime settimane è stato riscontrato un lieve ma significativo incremento del numero dei contagi, che attualmente si attesta sui 70-80 nuovi riscontri/die (70% asintomatici) con stabilità del numero dei pazienti ricoverati, sia in UTI (6) che in degenza ordinaria (140)”, commenta Claudio Norbiato, Presidente Fadoi Piemonte. “Al momento la situazione appare sotto controllo e negli ospedali sono riprese, anche se non ancora a pieno regime, sia l’attività ambulatoriale/DH che quella di degenza medica/chirurgica. L’intento è quello di strutturare dei percorsi a livello regionale che prevedano ospedali di riferimento ove convogliare i pazienti Covid, per riuscire a recuperare le prestazioni ambulatoriali/ricoveri programmati non effettuati nella fase pandemica e continuare a garantire l’attività di alto livello specialistico chirurgico e medico nei Centri Hub”

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