Attualità
Comitato biellesi per la Palestina libera: sabato la manifestazione
Dalle 14 ritrovo in largo Cusano a Biella
Comitato biellesi per la Palestina libera: sabato la manifestazione
Comitato biellesi per la Palestina libera: sabato la manifestazione
Dal comitato Palestina libera riceviamo e pubblichiamo.
Dovevamo essere migliori, più uniti, più umani. Doveva ‘andare tutto bene’. L’avevamo detto, cantato, fatto scrivere ai bimbi sui balconi con gli arcobaleni. E invece no, non siamo migliori, più uniti o più umani, e niente è andato bene. Sono stati quattro anni di guerra, di morte che impesta gli schermi delle nostre tivù, che fa scannare la gente anche solo a parole, nei bar, sull’autobus, in treno. La guerra a giustificare ogni altra disgrazia, dall’aumento del gas al rincaro del pane, a svuotarci le tasche e riempire la pancia di chi costruisce le armi e poi da qualche parte le deve pur vendere. La guerra ci è entrata sotto la pelle, è dappertutto, fuori le nostre case ma anche dentro, e l’anno scorso ogni 10 ore si suicidava qualcuno, e i femminicidi sono stati 42, mentre quest’anno siamo già a 9.
Il punto
Da ottobre, poi, viviamo una nuova forma di dis-umanità, il genocidio in diretta. Non che non avessimo mai visto un genocidio, e nemmeno che non avessimo mai assistito a massacri in diretta. Ma le due cose insieme non erano ancora successe, che un popolo dichiarasse apertamente di volerne sterminare un altro e lo facesse, sotto gli occhi del mondo, questo non era ancora successo. E nemmeno che il mondo glielo permettesse. Da che abbiamo memoria, ogni aggressione che superasse la soglia della decenza è sempre stata fermata, magari non subito, magari dopo qualche migliaio di morti, e magari da un qualche contingente NATO, ma comunque è sempre stata fermata. Invece stavolta no. Per la prima volta nella storia, un Paese occupante, Israele, e i suoi abitanti, gli Israeliani, hanno dichiarato di voler distruggere un Paese occupato, la Palestina, e sterminare i suoi abitanti, i Palestinesi, e non è successo niente, il mondo ha acconsentito.
Ed è stato fatto, e si sta ancora facendo, perché i Palestinesi sono tanti, e non sono ancora morti tutti. No, nulla è andato bene. Proprio per niente. La giornalista Anna Maria Selini, in un incontro del dicembre passato, ha raccontato che alla domanda “come possiamo aiutarvi?” un suo amico di Gaza ha risposto: “Difendete la democrazia nei vostri paesi”. Ma quale democrazia? Votiamo una volta e poi nessuno ci chiede più nulla, e se su qualcosa non siamo d’accordo, e lo diciamo, e lo gridiamo perfino, nel migliore dei casi nessuno ci ascolta, nel peggiore ci prendono a botte. Si decide nel nome di un’Italia fittizia, svuotata dei suoi abitanti. L’Italia fa questo, l’Italia fa quello. Ma l’Italia chi? Sembra che ce lo siamo dimenticati, che l’Italia senza di noi non esiste. Non saremo il popolo migliore del mondo, ma non siamo nemmeno d’accordo con questo stato di guerra permanente.
Le richieste
Il nostro non sarà un paese perfetto. Ma è pieno di gente che invece di fondere acciaio vorrebbe coltivare verdure, che costano sempre più care e fanno sempre più schifo. Giriamo il paese e vediamo che mancano asili, dottori, ospizi, presidi sanitari. Ma anche opportunità per i giovani, reti d’appoggio che aiutino chi vuol essere madre senza condannare chi no, strutture per accompagnare chi ha bisogno d’aiuto, di qualsiasi aiuto, e programmi per inserire nel nostro paese chi viene da fuori. Giriamo in Italia e mancano dignità, serenità, soddisfazione, giustizia. Difficile dire che quello che manca è una guerra agli Houti yemeniti, che manco sappiamo chi sono, figuriamoci se vogliamo fargli guerra.
Eppure l’Italia dice che sì, se la guerra si fa partecipa. Ma l’Italia chi? La decisione israeliana di cancellare il popolo palestinese dalla faccia della terra è stata la consacrazione della nostra impotenza. Oltre che il fallimento dell’umanità. Il genocidio in atto a Gaza è la dimostrazione più chiara del fatto che la nostra volontà non conta più niente. Siamo croci su una scheda elettorale, stipendi da versare in supermercati e negozi, bocche affamate da chiudere davanti a un pallone. Eppure siamo più di questo e iniziamo a capirlo. A renderci conto che è tutta la stessa battaglia, chi lotta contro il cambiamento climatico, chi contro l’oppressione patriarcale, chi contro il razzismo e l’apartheid, chi contro l’ingiustizia sociale e la discriminazione di classe, che sembra una roba da milleottocento ma è ancora tanto presente, e ci fa ancora un sacco di male.
Sabato l’incontro
Forse i sei mesi di massacri del popolo palestinese che abbiamo e avremo per sempre sulla coscienza serviranno a svegliarci dal nostro torpore. Forse è scritto nel destino della Palestina di essere la terra del sacrificio, dove nascono e muoiono i martiri capaci di scuotere l’umanità. Tra talk show demenziali e quotidiani diventati riviste di gossip rischiamo di credere di essere tutti degli idioti, degli ignoranti, degli incapaci. Ma è una grande menzogna. Siamo frustrati, ma la rabbia c’è, si tratta soltanto di orientarla nella direzione corretta.
ABATO 23 MARZO – ORE 14:00 Ritrovo in Largo Cusano (via Lamarmora, di fianco ATL)”
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
Sonia
20 Marzo 2024 at 18:51
andassero la’ tutti quelli che fanno le manifestazioni, farebbero fermare tutto, eh!!! se gli israeliani si vedono 1.000.000 di persone che protestano LA’, sarebbero obbligati a fermarsi
Ardmando
20 Marzo 2024 at 20:03
Vogliamo le manifestazioni, per par condicio, a favore di Israele con lo scopo di promuovere la liberazione dello stato ebraico da tutti i suoi nemici, in tutti gli stati confinanti con esso. La palestina non è nemmeno una nazione.