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Cinghiali, dopo l’ultimo incidente nel Biellese, Coldiretti dice “basta”

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Nel Biellese le invasioni dei cinghiali non si fermano: ai campi distrutti si sono aggiunti, nelle ultime settimane, i danni al campo di aeromodellismo di Salussola e l’ennesimo incidente stradale, domenica scorsa, che ha interessato un motociclista.

Nel Biellese le invasioni dei cinghiali non si fermano: ai campi distrutti si sono aggiunti, nelle ultime settimane, i danni al campo di aeromodellismo di Salussola e l’ennesimo incidente stradale, domenica scorsa, che ha interessato un motociclista. Se l’è cavata, per fortuna: a metà settembre, nella vicina provincia di Pavia, invece si è registrato uno schianto mortale, sempre per causa di un cinghiale. E, nei giorni scorsi, un cinghiale è stato addirittura avvistato nel centro di Torino, in via Nizza.

Notizie che lasciano di sasso. “L’agricoltura ora dice basta. Ma non solo: sono a rischio – ed è sempre più evidente – l’incolumità pubblica e la sicurezza dei cittadini. Non c’è più tempo da perdere. Bisogna intervenire e con piani radicali di contenimento di questi animali, altrimenti la situazione può solo peggiorare” affermaPaolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella.

 

Nel giro di dieci anni in Italia – stima la Coldiretti – i cinghiali sono raddoppiati, superando il livello record di un milione di esemplari, mettendo a rischio non solo le produzioni made in Italy e l’assetto idrogeologico del territorio. Nel 2015 in Italia – denuncia la Coldiretti – ci sono stati 18 morti e 145 feriti per incidenti stradali causati dagli animali.

 

“La situazione si sta facendo sempre più grave – prosegue Dellarole – sia dal punto di vista economico sia sul fronte della sicurezza stradale. In seguito a questi ultimi episodi, è urgente intervenire con strumenti legislativi che diano la possibilità di difendersi in modo adeguato. Come rilevato da Coldiretti a livello regionale, è infatti fondamentale mettere in campo al più presto azioni e normative che consentano una reale possibilità di limitare il numero dei capi.

Prevedere solo i risarcimenti sicuramente non basta vista ormai la grave situazione generata dalla abnorme presenza di ungulati.

Altrimenti, come abbiamo visto, a farne le spese è l’intera società poiché questa situazione è sì insostenibile per le imprese, ma ormai il rischio per la collettività è estremamente elevato”.

 

I danni, ogni stagione, ammontano nelle nostre province a decine di migliaia di euro e i pagamenti della Regione accumulano ritardi di anni.

La situazione è chiaramente insostenibile, in quanto alle invasioni degli ungulati fa seguito la necessità di ripetute risemine o, addirittura, l’impossibilità di effettuare i raccolti. Nel caso di imprese zootecniche, poi, il problema si ripercuote a catena, aggiungendo danno al danno quando gli allevatori si trovano costretti ad acquistare esternamente – e a maggior prezzo – il mais o il fieno per l’alimentazione del bestiame.

Il direttore di Coldiretti Vercelli Biella Maria Lucia Benedetti sottolinea come l’equilibrio naturale “non possa prescindere dal ruolo, importante e strategico, delle colture agricole e nemmeno può permettere che una specie, peraltro non autoctona, diventi insostenibilmente invasiva. Le imprese agricole sono fortemente preoccupate e, con loro, gli stessi cittadini, anche per i problemi di sicurezza legati alla presenza della fauna selvatica”.

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