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Cassa Risparmio di Asti piace a Credem

Ci sarebbe una manifestazione di interesse secondo il quotidiano Milano Finanza,

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Cassa Risparmio di Asti piace a Credem

Cassa Risparmio di Asti piace a Credem

Secondo quanto riporta il quotidiano Milano Finanza, il Credem (leggasi Credito emiliano) sta manifestando interesse per la Cassa di risparmio di Asti, il cui azionista di riferimento è la Fondazione Cr Asti con il 31,8% delle quote. L’istituto emiliano punta a una fusione e starebbe negoziando con Equita, advisor della fondazione presieduta da Livio Negro, per acquisire la maggioranza dell’istituto astigiano che com’è noto ai biellesi ha acquisito in passato la Cassa di Risparmio di Asti.
Per concretizzare tale piano, riferisce sempre Milano Finanza, Credem ha indicato come requisito essenziale il raggiungimento di un’intesa pure con gli altri proprietari di rilievo, rappresentati dalle Fondazioni di Biella (con il 12,91%), di Vercelli (al 4,2%) e da Crt (con il 6%). Credem mette in evidenza la robustezza della propria composizione societaria, supportata dal ruolo dominante della famiglia Maramotti tramite Credito Emiliano Holding, che detiene la posizione di azionista di maggioranza con il 79,8%, e ritiene che questa iniziativa sia in grado di produrre vantaggi progressivi nel corso degli anni.

Analisi

Questo aspetto è rafforzato dal fatto che l’accordo si fonderebbe su presupposti operativi concreti: l’assenza di aree geografiche coincidenti elimina l’obbligo di alienare punti vendita, mentre la transazione garantisce efficienze operative anche nelle unità dedicate alla produzione interna di servizi. Tali caratteristiche permetterebbero alla parte emiliana di destinare risorse al contesto locale, offrendo quel livello di cura per le realtà comunitarie che le fondazioni ritengono essenziale.
Ma per la Cassa di risparmio di Asti non c’è solo l’interesse di Credem.
Affinché l’operazione vada a buon fine Credem dovrà sbaragliare la concorrenza di Banco Bpm (leggasi Banca popolare Milano), il quale dispone di un punto di partenza favorevole grazie alla sua partecipazione in CariAsti pari al 9,9%. Nel periodo recente, l’istituto diretto dall’amministratore delegato Giuseppe Castagna ha sottoposto a Equita un’espressione di interesse, in un primo momento respinta dalla Fondazione di Asti ma in seguito validata da diversi esperti del mercato finanziario.

Al termine del 2024, la fondazione registrava più dell’80% del proprio patrimonio e circa il 75% delle risorse totali allocate nella banca partecipata. Pertanto, è tenuta a diminuire tale esposizione per conformarsi al protocollo sottoscritto tra Acri e Mef, il quale, inclusa l’edizione più recente (il famoso Addendum), stabilisce un limite massimo del 44% dell’attivo per le concentrazioni negli enti di maggiore portata e del 39% per quelli di dimensioni inferiori.
Per adeguarsi a questi vincoli, la Fondazione dispone di un arco temporale di tre anni, un intervallo che, nelle parole del presidente Negro, «offre la possibilità di delineare con calma una strategia di diversificazione in armonia con i nostri scopi statutari e con le necessità del territorio circostante».

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