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All’ospedale per una polmonite, per mio figlio è stata quasi una vacanza

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Roberto Pietrobon racconta la sua esperienza al nuovo ospedale di Biella

Roberto Pietrobon racconta la sua esperienza al nuovo ospedale di Biella

Quando, mercoledì notte, mio figlio maggiore Leonardo ha cominciato ad avere la febbre ho pensato “eccoci di nuovo, tra lui e suo fratello si beccano tutti i malanni di stagione!”. Giovedì alla febbre si è aggiunto anche un forte dolore alla pancia. Informata la nostra pediatra, la dott.ssa Zavallone, una giovane, energica e preparata specialista, abbiamo convenuto che la mattina dopo fosse necessaria una visita di controllo. Venerdì mattina ci siamo quindi recati dalla nostra pediatra di base che dopo averlo visitato e visti i sintomi e i dolori che lamentava Leonardo alla pancia ci ha “spedito” in pronto soccorso per una visita che potesse escludere una peritonite.

Era la seconda o terza volta che varcavo l’ingresso del nuovo ospedale ma la prima con il cuore in gola e l’apprensione tipica del genitore in ansia per la salute del figlio. In cinque minuti dal triage del “pronto soccorso” siamo stati inviati al terzo piano, in pediatria, e dopo dieci minuti Leonardo veniva visitato dalla Dott.ssa Vivenza. Dopo vari accertamenti scrupolosi e attenti della dott.ssa Vivenza, in collaborazione con la dott.ssa Spola, è stata diagnostica a Leonardo una polmonite.

Siamo stati tre giorni in pediatria e ho avuto l’impressione di trovarmi in una di quelle serie americane ambientate nelle cliniche universitarie: stanze grandi e confortevoli, un’area svago luminosa ed attrezzata, una piccola aula con una maestra tutte le mattine per permettere ai piccoli pazienti di non rimanere troppo indietro con il programma scolastico ed, inoltre, un servizio Wi-Fi gratuito per i genitori “sempre connessi”. A differenza, però, degli Stati Uniti il nostro servizio sanitario nazionale fornisce tutto questo gratuitamente. Con un calcolo molto spannometrico il ricovero di mio figlio, in una struttura privata, tra analisi, farmaci e posto letto non ci sarebbe costata meno di 2-3 mila euro mentre abbiamo potuto fruire di un servizio di eccellenza, a pochi passi da casa, in uno degli ospedali più nuovi e belli d’Italia senza sborsare un soldo.

Mio figlio si sta riprendendo molto bene; è a casa e ha vissuto il ricovero come una “vacanza da scuola”. Non è consapevole, anche se glielo abbiamo ripetuto più volte, di essere stato curato al meglio, di aver trovato dei professionisti di grande qualità: dalla sua pediatra di base fino all’ultima ausiliaria passando per il primario e le volontarie dell’ A.B.I.O. Un giorno, sono certo lo capirà.
Scusate se ho usato questo spazio per raccontare “i fatti miei” ma credo che, in fondo, se la sanità pubblica funziona e funziona bene, questi siano un po’ fatti di tutti.
Roberto Pietrobon

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