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A Biella tanti pensionati… ma dopo una vita di fatiche

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Una mentalità “da gran lavoratore” e la fuga di giovani, che vanno fuori città per studiare e cercare un impiego. Sono questi i due fattori (il primo molto positivo, il secondo un po’ meno) che sembrano aver fatto guadagnare a Biella il primo posto in classifica per il numero di pensionati in rapporto alla popolazione residente. I dati, stilati recentemente da “Il Sole 24 ore”, riguardano tanto le pensioni di anzianità (primo posto assoluto), quando quelle di vecchiaia (dove è stato comunque guadagnato un dignitoso quarto posto).

Una mentalità “da gran lavoratore” e la fuga di giovani, che vanno fuori città per studiare e cercare un impiego. Sono questi i due fattori (il primo molto positivo, il secondo un po’ meno) che sembrano aver fatto guadagnare a Biella il primo posto in classifica per il numero di pensionati in rapporto alla popolazione residente. I dati, stilati recentemente da “Il Sole 24 ore”, riguardano tanto le pensioni di anzianità (primo posto assoluto), quando quelle di vecchiaia (dove è stato comunque guadagnato un dignitoso quarto posto).

Alla base di questo epilogo ci sarebbe innanzitutto una propensione dei biellesi al lavoro, che unitamente ad una grande attitudine al risparmio, ha permesso di raccogliere (forse più di altri) i frutti di sacrifici cominciati in giovane età, e trasformati con il tempo in decenni di duro lavoro.

Marvi Massazza Gal, segretario provinciale della Cgil, sottolinea che “il nostro è un distretto storico, in cui ci si avviava al lavoro molto presto e ci si poteva permettere di andare in pensione qualche anno prima rispetto ad oggi”. Purtroppo però i tempi sono cambiati, ed ora ci si trova con una popolazione giovanile che non solo entra nel mondo del lavoro più tardi (cosa in sé positiva se si considera che parte di questo periodo viene rimpiazzata con l’istruzione), ma soprattutto con seri problemi di disoccupazione, che iniziano a farsi sentire con chiarezza anche nel Biellese, stando ai dati recenti.

“Se quello dell’aumento degli anni di studio è un fattore positivo”, prosegue Massazza Gal, “la presenza di minori opportunità per i giovani è un problema sempre più serio per il nostro territorio. Da ciò ne deriva uno squilibrio demografico che contribuisce ad aggravare il fenomeno, creando problemi di sostenibilità sociale del sistema”.

Renzo Perona, segretario provinciale di Spi-Cgil, evidenzia inoltre la mancanza di fino ad ora di vere e proprie politiche di diversificazione, sia occupazionali che nel settore turistico: “con la crisi del settore laniero, si è capito che era necessario puntare anche su altro per non lasciare la nostra zona completamente scoperta a questi tipi di eventi, tuttavia la mancanza di politiche efficaci ha finito per non permettere l’assorbimento della manodopera fuoriuscita da questo stesso settore”. E sul secondo punto Perona aggiunge che manca ancora una vera e propria “cultura del turismo” in questa provincia, poiché in realtà le risorse ci sarebbero, soprattutto dal punto di vista naturalistico e paesaggistico.

Sul tema interviene anche Francesca Salivotti, assessore per le politiche sociali ed assistenziali del comune di Biella, che sottolinea la centralità del ruolo delle donne per uscire da questo “impasse”: “quello che manca, soprattutto a livello nazionale, sono delle vere politiche di conciliazione, che permettano alle donne di avere reali opportunità nel mondo del lavoro senza per questo dover rinunciare ad avere una famiglia. Con soluzioni di questo genere si potrebbero favorire la natalità ed il ricambio generazionale, seppur molte risposte debbano arrivare soprattutto dal sistema economico”.

Il problema, insomma, sembra ancora una volta essere quello del lavoro, che non c’è. Oggi si hanno le pensioni dei biellesi che per una vita intera hanno prodotto ed accumulato ricchezza, Per il domani, è ancora tutto da vedere.

Marco Comero

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