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A Biella c’era l’Ospedale degli… infermieri?

Pausa Caffè: la Soprintendenza non conosce neppure l’esatta denominazione della struttura

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BIELLA – A Torino, presso la Soprintendenza, c’è un archivio ove vengono custoditi i fascicoli/incarti riguardanti la tutela monumentale. Tra questi, ce n’è uno che riguarda il vecchio ospedale di Biella, oggetto misterioso nel cuore della città, che fa discutere ormai da anni sui suoi incerti destini.

Ma ciò che ci fa capire che anche la Soprintendenza torinese di Biella sa poco e del vecchio ospedale nulla, è laddove leggiamo nella scheda: “Denominazione: Ospedale degli infermieri” anziché Ospedale degli infermi. Anche da una rilettura distratta dovrebbe balzare agli occhi, quanto meno, la singolarità di un nosocomio pubblico intitolato agli… infermieri.

Ma la Soprintendenza, si sa, detta legge, ma non rilegge. E quindi si occupa della tutela monumentale di una struttura della quale non conosce neppure l’esatta denominazione. Ma non basta. Da più parti, da qualche tempo, si levano voci autorevoli, tra le quali pare anche quella del sindaco di Biella Claudio Corradino, che vorrebbero l’abbattimento del vecchio ospedale.

Perché sembra che, dal punto di vista del mercato immobiliare, sia più appetibile l’area sulla quale grava la struttura più che la struttura stessa.
Ma tutte queste persone dimenticano o, più probabilmente, non sanno, che gli edifici di proprietà pubblica, dopo 70 anni, sono vincolati automaticamente “ope legis”. Poiché i latinismi mi piacciono poco, sono andato a verificare il significato di questa definizione tradotta nella bellissima lingua italiana e sulla Treccani ho letto: “Espressione usata per indicare che un effetto si verifica in conseguenza della diretta applicazione di una norma di legge, senza che a ciò sia necessaria alcun’altra attività…”.

Insomma, il vecchio ospedale non si può abbattere poiché il monoblocco venne eretto nel 1933, cioè quasi 90 anni or sono.
Allora si deve fare di necessità virtù e pensare a come utilizzare una struttura che nel frattempo, da quasi otto anni, è in uno stato di totale abbandono, spesso oggetto di visite indesiderate e, soprattutto, per chi lo avesse dimenticato, è un immobile dalla cui vendita dovrebbero essere ricavati gli svariati miliardi che la Regione, a suo tempo, aveva anticipato per partecipare, sia pure con un intervento percentualmente limitato rispetto al capitale investito, alla realizzazione del nuovo nosocomio a Ponderano.
E la giostra ricomincia a girare.

 

Giorgio Pezzana

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