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“E’ vecchio solo chi non ha più passione”

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L’intervista a Vittorio Barazzotto, candidato al consiglio regionale per il Pd, che dopo 27 anni ha lasciato i banchi di palazzo Oropa

Dopo 27 anni Vittorio Barazzotto ha lasciato il Consiglio Comunale di Biella per incamminarsi sulla strada della Regione.

Cosa si ricorda di quel primo giorno in aula a Palazzo Oropa, nel lontano 1987?
Ricordo l’emozione, la tensione di entrare in un’aula in cui si aveva, in quegli anni, la netta sensazione di rappresentare qualcosa d’importante: si avvertivano il ruolo e la responsabilità.

Oggi le sembra così tanto diverso da allora?
C’è meno rispetto per l’istituzione e meno senso di responsabilità. All’epoca, per parlare in aula, bisognava studiare per giorni, documentarsi, perché il dibattito era di un certo livello da ambo le parti: valeva per la maggioranza e per gli uomini dell’opposizione, tutti preparatissimi.

E come se lo spiega?
C’era meno distrazione dal punto di vista mediatico, certamente. La gente leggeva il giornale, si documentava. I cittadini erano preparati su quello che succedeva intorno a loro. Oggi per una serie di motivi c’è molto meno interesse per la vita di Consiglio e per ciò che capita in città. Sono convinto che, chiunque vinca le prossime elezioni, dovrà in qualche modo rivederne la forma: portarlo a teatro, in piazza, non so dove, ma cercare di renderlo nuovamente un momento di coinvolgimento della città.

Le saranno venuti in mente mille momenti prima di uscire dall’aula. Se ne ricorda due, uno positivo e uno negativo? Diciamo il migliore e il peggiore fra i tanti.
Il ricordo più bello è legato a quando divenni sindaco nel 2004. Il centrosinistra si aggiudicò, oltre a Biella, anche la Provincia e il Comune di Cossato e proprio lì passammo per festeggiare e vidi, fra gli applausi di festa, un signore anziano che, dall’emozione, piangeva teneramente come un bimbo. Quell’istantanea la conservo ancora oggi nel cuore, mi ha guidato in tante scelte da sindaco e mi ha aiutato anche nel momento più brutto, quando i miei avversari orchestrarono quella menzogna sul voto di scambio offendendo la mia dignità personale, che resta un bene prezioso e non barattabile. Mi intristisce vedere che alcuni protagonisti di quel colpo basso, di quelle menzogne, oggi sono ancora “impegnati” nella campagna elettorale per il Consiglio Comunale di Biella.

In questi anni ha assistito a una costante trasformazione di Biella. Come si presenta la città alle imminenti elezioni secondo lei?
Oggi, citando Pirandello, Biella è una città “in cerca d’autore”. In altre parole, in cerca d’identità. È sfilacciata, le istituzioni non si parlano. Sembra rassegnata a un disagio sociale a cui non era abituata. E si vede come più di altre realtà stia soffrendo la crisi occupazionale. C’è un esempio, in città, che spiega più di altri la rassegnazione in cui ci siamo adagiati: il Museo del territorio oggi non racconta più il nostro territorio e la nostra tradizione. È diventato una pinacoteca. Bella, ma a che serve?

Non è certo facile trovare una ricetta che risolva tutto insieme però.
È assolutamente complicato. Ma quando ci sono pochi soldi è necessario mettere in rete gli enti economici del territorio e far correre le idee. A Biella ci sono ancora tanti professionisti che possono spendere energie per il rilancio, e ci sono ancora realtà vincenti. Dobbiamo ancora credere nell’export del tessile di qualità, che resta un nostro vanto, dobbiamo imparare a copiare il buono dall’estero e aprirci di più verso gli esempi positivi. Si fa un gran parlare di turismo, ma in Germania fanno visitare le miniere e noi non siamo ancora riusciti a valorizzare il nostro patrimonio industriale ultracentenario e unico.

Veniamo alla sua campagna attuale. Da consigliere regionale, come pensa di farsi interprete dei bisogni del suo territorio?
La Regione è un governo importante, oggi ancor più di Roma. È necessario andare a caccia di fondi europei e fare delle scremature sulle necessità. Serve formazione, vera e seria, per i giovani e per gli inoccupati, per renderli appetibili a un reinserimento lavorativo. Città Studi rappresenta un’altra opportunità che non va trascurata. La sanità, poi, con il nuovo ospedale, sarà un’enorme occasione da non perdere per il Biellese e far sì che diventi, anche con preziose realtà del territorio quali il Fondo Edo Tempia e la Lega Tumori, un’eccellenza sanitaria di riferimento regionale.  
Dobbiamo batterci per i trasporti pubblici e ottenere moderni ed efficaci collegamenti per Biella con i maggiori capoluoghi. In generale, è necessario accelerare i tempi dell’azione, perché oggi servono risposte rapide alle mutevoli necessità. Dobbiamo credere nel turismo, perché chiunque visiti il nostro territorio, e non solo Oropa, ne rimane affascinato. Bielmonte non può rimanere isolato d’inverno, chiuso per neve, per fare un esempio paradossale. È come se Viverone fosse isolato d’estate; qualcosa che non ha senso.

Come intende lavorare su questi temi?
Intendo dialogare con gli enti economici del territorio per definire una strategia comune. Non è accettabile che la programmazione territoriale sia sporadica ed emotiva, relegata al momento o al personalismo. Prima si devono conoscere le esigenze, poi assegnare le priorità e quindi intervenire. Il territorio deve fare sintesi, una cosa che negli ultimi anni è mancata terribilmente.

Si sente un vecchio della politica?
Credo che sia giunto il momento di cambiare orizzonte. Vecchi si diventa quando non si sa più cosa dire, è un concetto molto relativo e non anagrafico. Il concetto di rinnovamento non può passare attraverso quello, riduttivo, di formale rappresentanza. Questo è un eccesso di semplificazione della politica. Il rinnovamento sta nella capacità di rottamazione dell’immobilità delle idee, e l’esperienza è un requisito fondamentale per saper leggere il presente e progettare il futuro. Conosco novantenni capaci di dare spunti di riflessione elevatissimi, e ventenni senza idee e passione. In politica sono tre le qualità da mantenere e che rendono giovani e al passo con i tempi: tensione, passione e spirito di servizio. Quando sono presenti vale sempre e ancora la pena proseguire. E quando sentirò di non averle più, allora saprò di essere entrato nella senilità.

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