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Trapianti d’organo, Biella è leader nazionale

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Nel 2012 al “Degli Infermi” si sono registrati 10 donatori multiorgano che hanno consentito il trapianto di 12 reni, 7 fegati, un polmone e 19 cornee

Si è svolto di recente un incontro tra la Direzione Generale dell’ASL BI e il Prof. Pier Paolo Donadio, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti del Piemonte, per discutere circa l’assetto organizzativo dei prelievi e dei trapianti d’organo nelle aziende sanitarie piemontesi. Il Piemonte, in questo settore, resta ai vertici nel panorama italiano, con dati ben al di sopra della media nazionale. In particolare, in occasione dell’incontro presso l’ASL BI, Donadio ha sottolineato gli eccellenti risultati ottenuti nel 2012 dall’Ospedale degli Infermi, confermati anche nel primo semestre del 2013. L’attività è, infatti, ampiamente superiore alla media regionale; in particolare, nel 2012, a Biella si sono registrati 10 donatori multiorgano che hanno consentito il trapianto di 12 reni, 7 fegati, un polmone e 19 cornee, consentendo a 35 pazienti-riceventi di trovare risposta ai propri bisogni di salute. Si tratta di dati particolarmente importanti, che elevano il “Degli Infermi” al di sopra della maggior parte degli ospedali regionali. A Vercelli, per esempio, i reni prelevati e trapiantati nel 2012 sono stati 6, 4 i fegati e nessun polmone. All’Ospedale di Borgomanero sono stati prelevati 4 reni ed asportati e trapiantati 2 fegati. Anche i dati di Verbania sono ben al di sotto dei numeri biellesi (4 reni prelevati e trapiantati, 2 fegati, nessun polmone). Nell’area del Piemonte Nord Orientale, solo Domodossola e Novara, quest’ultimo centro di riferimento all’interno del Quadrante, dotato della Cardiochirurgia e della Neurochirurgia, vantano numeri superiori all’ASL BI.

A commentare gli esiti ottenuti dall’Azienda biellese è lo stesso Donadio: «Il raggiungimento di questo risultato è frutto del lavoro svolto dalla Dott.ssa Daniela Peracchio, Coordinatore Ospedaliero per i prelievi di organi e tessuti, che, con la sua esperienza decennale e la sua dedizione, ha condotto in maniera esemplare le attività, coinvolgendo e sensibilizzando tutti gli operatori e riuscendo a risolvere anche casi particolarmente complessi, sia in termini logistici sia in termini clinici e medico-legali».

Donadio, in occasione dell’incontro con i vertici dell’Azienda Sanitaria biellese ha focalizzato l’attenzione sull’importanza del ruolo della Direzione Generale nel continuare a supportare il percorso organizzativo finalizzato all’attività di prelievo di organi, con l’obiettivo di mantenere gli standard raggiunti presso l’Ospedale degli Infermi. Al termine, il Professore, che è anche Direttore della Struttura Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica 3 dell’Ospedale San Giovanni Battista-Molinette di Torino, ha incontrato il Dott. Claudio Pissaia, Direttore della Struttura Complessa Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica del “Degli Infermi” e ha visitato il reparto di Rianimazione del nosocomio biellese.

Presso l’ASL BI l’attività di prelievo e trapianto d’organi è iniziata nel 2000. L’avvio è stato preceduto e succeduto da numerosi corsi formativi che hanno coinvolto tutto il personale della Rianimazione e altri specialisti ospedalieri.

Tecnicamente, il percorso che consente il prelievo e il trapianto è strutturato secondo procedure legalmente definite, a partire dall’accertamento della morte cerebrale, che può essere causata da ictus ischemico e/o emorragico, anossia cerebrale da arresto cardiaco e come conseguenza di traumi cranici irreversibili. Questa fase di “osservazione” viene effettuata da un collegio medico (neurologo, rianimatore, medico legale) e dura complessivamente sei ore, durante le quali vengono accertati l’assenza di riflessi del tronco-encefalo e dell’attività elettrica cerebrale (l’elettroencefalogramma deve essere piatto).

In caso di donazione, le attività di prelievo avvengono in stretta collaborazione tra il Centro Trapianti di Torino e l’équipe intraospedaliera, coordinata da Daniela Peracchio, dipendente dell’ASL BI dal 1978, Responsabile della Struttura Medicina Perioperatoria dal 2009 e, dal 1999, Coordinatore ospedaliero dei prelievi di organi, coadiuvata dal Rianimatore Dott. Ermanno Spagarino e dal Dott. Francesco D'Aloia Dirigente Medico della Struttura Direzione Medica Ospedale: «Si tratta di un’attività impegnativa e delicata, rispetto alla quale il fattore “tempo” gioca un ruolo fondamentale per la buona riuscita dell’intero processo -spiega Peracchio-; questo aspetto riguarda non soltanto l’atto del prelievo e del trapianto (cuore e fegato, per esempio, devono essere trapiantati entro quattro ore dal prelievo), ma anche la pianificazione delle procedure da svolgere nella fase di prelievo, quali la valutazione dell’idoneità del donatore, l’attivazione della sala operatoria, la tempistica di operatività di ogni singolo chirurgo chiamato ad intervenire per il proprio ambito di competenza».

L’intero percorso, dall’osservazione al trapianto, coinvolge una cinquantina di operatori sanitari sia del Centro Regionale Trapianti, sia del “Degli Infermi”, questi ultimi facenti parte della Rianimazione, della Neurologia, dell’Urologia, della Radiologia, del Laboratorio Analisi, del Blocco Operatorio, della Medicina Legale, dell’Oculistica e della Chirurgia Generale.

Nello specifico, nel nosocomio biellese vengono effettuati prelievi di reni, eseguiti dall’équipe del Dott. Mauro Silvani, Direttore facente funzione della Struttura Complessa Urologia, ma anche prelievi e trapianti di cornee, eseguiti dall’équipe del Dott. Giovanni Bagnasacco, Direttore della Struttura Complessa Oculistica. I prelievi degli altri organi vengono, invece, eseguiti da una équipe chirurgica inviata sul posto proprio dal Centro Regionale Trapianti, che assegna anche la destinazione dell’organo sulla base delle liste di attesa. I trapianti di cuore, fegato, polmoni, frammenti ossei e cute avvengono presso l’Ospedale San Giovanni Battista-Molinette e al CTO di Torino.

La preparazione degli operatori, tuttavia, non si misura soltanto in relazione alle competenze tecniche, ma anche nella fase iniziale dell’intero processo, quando, cioè, avviene la comunicazione della morte del paziente ai famigliari e viene avanzata la richiesta di consenso alla donazione degli organi. Anche l’aspetto psicologico di questo processo ha dunque la propria importanza, per questo motivo è fondamentale una preparazione specifica da parte del personale sanitario coinvolto.

Oggigiorno, rispetto al passato, la popolazione è più favorevole nel considerare l’opportunità di aderire alla donazione di organi: «In alcuni casi il trapianto è l’unica possibilità di “sopravvivenza” -conclude Peracchio-. Inoltre, grazie al costante miglioramento delle terapie immunosoppressive è migliorata anche la qualità della vita dei pazienti trapiantati».

 

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