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Alla fiera dell’Est

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La mamma è sempre la mamma e ognuno di noi eredita qualcosa da lei: chi l’amore per la cucina, chi gli occhi azzurri, chi il proprio carattere, e chi, come me, l’ossessione nel conservare qualunque inutile cianfrusaglia, dalle carte di caramelle agli scontrini del panettiere, che quotidianamente e maniacalmente registro nella mia biblica agenda, e la passione per l’annesso riciclo, perché “nella vita non si sa mai cosa possa tornare utile”. Della serie buttare e imprecare sono la stessa cosa, ricordo ancora l’espressione disgustata di mio papà quando vide entrare in garage assieme alla mia Polo, un enorme angolo di divano in velluto bordeaux, macchiato, maleodorante e zeppo di peli di gatto, raccattato ovviamente dalla sottoscritta, con non poca fatica e sotto il diluvio universale, da un vicino cassonetto candelese. Di lasciarlo marcire nella discarica sul Cervo non se ne parlava proprio, troppo bello per non dargli nuova vita, e, come volevasi dimostrare, pulito, profumato e rifoderato giusto la scorsa settimana, ora troneggia pacioso nel salotto della mia dolcissima vintage casuccia, ed è uno splendore.

Che io non sia affatto una mondana lo sanno anche i muri e i muli, ma c’è solo una cosa a cui non rinuncerei neppure se avessi a disposizione tutti i Nino – divanino del mondo: gli amati mercatini delle pulci. Quel profumo di vissuto che trapela dal legno degli sbeccati mobiletti, i segreti di bellezza custoditi nei vecchi specchi delle nonne, le note musicali suonate dai consumati jukebox anni ’50, il fascino delle raffinate camicette di seta che mi attraggono sempre finendo inevitabilmente nel mio armadio, il morbido pellame consumato dell’ ennesima borsetta acquistata contrattando sul prezzo, che chissà da chi e a quali feste stile Grande Gatsby è stata sfoggiata, e infine le tanto adorate montature d’epoca a “occhi di gatto”, che una volta indossate il naso ti fa male per giorni interi, talmente sono rigide e pesanti.

Sarà che già da piccola i miei genitori anziché portarmi al parco giochi mi svagavano con mercati dell’usato, aste di antiquariato minore, e relative esposizioni, ormai ogni occasione  è buona per trovarmi a frugare tra i polverosi banchetti dei collezionisti, e trascinarci  controvoglia i malcapitati che mi passano a tiro. Come quando finii alla periferia di Milano in una raccolta a cielo aperto di “ratatuie”, probabilmente rubate. La location ricordava un vero Bronx, con loschi individui che spacciavano, sguardi poco raccomandabili che mi inseguivano, il gelo dell’inverno che mi congelava l’unica parte del viso scoperta da berretta e sciarpona, ma gli occhi lucidi di felicità per tutto il meraviglioso catasto di vestiti, pellicce e oggettistica di ogni tipo tra cui scegliere, spendendo pochi Euro. Meglio non rivelare con quanti articoli tornai a casa , e quanto poi spesi in lavanderia per far disinfettare il tutto.

Doveroso è concludere ricordandovi che questa domenica, 28 settembre, per gli appassionati del genere come me, ci sarà il consueto mercatino in Riva, occasione  da non lasciarsi sfuggire anche solo per una passeggiata, ma altrettanto doveroso è rinnovare il mio famoso appello a tutti i lettori del giornale: se qualche parente, bisnonna, o prozia passa all’altro mondo e volete disfarvi degli armadi, la mia porta e il mio set da cucito sono aperti ad accogliere i nuovi arrivati! Non fate morire vestiario e oggetti insieme al vostro caro e alla mia creatività, donateli a chi, come me, sa apprezzare la loro anima e può garantire loro una seconda e felice vita!

Silvia Serralunga

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