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La Festa del lavoro che non c’è

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Anche a Biella, una volta “patria” della piena occupazione, lunedì sarà Primo Maggio, festa del lavoro. Del lavoro che non c’è, verrebbe da dire. Ma è proprio per questo che s’impone un minimo di riflessione, se dopo decenni di crescita economica, conquiste sindacali e miglioramento della qualità della vita siamo spesso costretti a spegnere il sorriso che questo giorno di festa accendeva.

Anche a Biella, una volta “patria” della piena occupazione, lunedì sarà Primo Maggio, festa del lavoro. Del lavoro che non c’è, verrebbe da dire. Ma è proprio per questo che s’impone un minimo di riflessione, se dopo decenni di crescita economica, conquiste sindacali e miglioramento della qualità della vita siamo spesso costretti a spegnere il sorriso che questo giorno di festa accendeva.

Il mondo è cambiato in fretta, e con lui, inevitabilmente, anche il mondo del lavoro. È cambiato il rapporto di domanda e offerta, è cambiata la divisione sociale che l’economia fordista aveva prodotto e aveva però generato la necessità della contrattazione sindacale. C’è stata una rivoluzione nei meccanismi della produzione, una rivoluzione post-industriale la definirei, con una conseguente rivoluzione dei rapporti sociali. L’impatto della categoria si è risolto nella solitudine del singolo, senza però risolvere in altro modo il ruolo sociale del lavoro stesso.

La nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e non sull’economia. Un distinguo che in questo Primo Maggio andrebbe rafforzato nelle idee e nelle proposte: ogni parte sociale deve assumersi le proprie responsabilità, a livello locale come a livello nazionale. La classe imprenditoriale nel comprendere che la dignità del lavoro non è condizione trattabile; le organizzazioni sindacali che lotte e rivendicazioni vanno adeguate ai tempi e ai modi del lavoro 2.0, qualsiasi cosa ciò voglia dire.
Poi restano i singoli, quelli meno tutelati da nuove formule contrattuali e dalla dinamicità incontrollata dell’economia del lavoro e delle professioni. A loro soprattutto credo vada dedicata questa festa e questa giornata, sia che siano al lavoro o a far merenda con le proprie famiglie. Ci vuole più lavoro e ci vogliono opportuni provvedimenti legislativi, fiscali e burocratici, certo. Ma anche più tutela dell’umanità e della dignità di ogni lavoratore.

Vittorio Barazzotto

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