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Il Dardo

La porcata Del Rio

La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica settimanale di Guido Dellarovere

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Effettivamente è l’unico aggettivo che si dovrebbe dare a quella riforma elettorale voluta dall’allora Ministro Graziano Del Rio in merito al riordino delle province italiane.

Per un motivo minimale, ossia il costo degli amministratori provinciali, il soggetto partorì una norma che non prevede più il suffragio universale relativamente alle elezioni degli amministratori provinciali: questi vengono scelti tra i sindaci e i consiglieri comunali eletti, con un sistema arzigogolato che prevede una elezione del Presidente provinciale e una seconda elezione per il consiglio provinciale.

In prima battuta questi nuovi amministratori, eletti con elezione di secondo livello, non avrebbero dovuto percepire nessun emolumento, ma si sa che in Italia nemmeno il cane muove la coda gratis e così, in una seconda battuta, i legislatori romani hanno fatto retromarcia e hanno deciso di dare un pingue stipendio al signor Presidente pari al guiderdone che percepisce il Sindaco della città capoluogo (oltre ai 5mila euro mensili).

Tutto ciò per spiegare al cittadino per quale motivo il prossimo 27 settembre non sarà chiamato a votare il prossimo consiglio provinciale che, come ho scritto, verrà eletto dagli “eletti”.

Trattasi di porcata legislativa in quanto nel nostro ridente territorio, dove abbiamo già la “fortuna” di avere un Presidente mancino eletto negli anni scorsi, potremmo ritrovarci con un consiglio provinciale (viste le previsioni) spostato ampiamente a destra.

Il caso oltretutto in casa destrorsa in questa tornata porta a sottolineare che, vista l’aria che tira, in tanti hanno voluto la candidatura, che giustamente o meno è stata avallata dai partiti, alla faccia dell’indipendenza amministrativa dei sindaci e dei consiglieri comunali.

Dalle analisi fatte dai guru della politica de noialtri facilmente si arriverà ad avere un consiglio provinciale con almeno 6 consiglieri fedeli al centro destra e 4 consiglieri mancini.

E qui nasce il bello, perché sarà curioso vedere come un consiglio potrà avallare le decisioni di un Presidente che, sempre secondo la norma, ha il massimo potere nel fare e disfare come crede.

Non esistono più assessori, ma delegati che contano come il 2 di picche in una briscola di fiori, in quanto, ricordiamolo, tutto è avocato alla figura del presidente.

Sarà curioso vedere come si accorderanno sicuramente con un vicepresidente destrorso, che andrà a capeggiare la compagine politica avversaria al Presidente. Questa non è più politica è solo ed esclusivamente un mix di figure che, forti del proprio sgabello, dovranno trovare su tutti gli argomenti un do ut des altrimenti l’ente sarà paralizzato.

L’analisi che ho ipotizzato vale per Biella come per tutte le provincie italiane, e dimostra ampiamente che il termine “porcata” è assolutamente corretto: da che mondo è mondo, in ogni ente, dove gli amministratori vengono eletti, chi è a capo dell’ente deve avere nel consiglio una sua maggioranza che supporti il programma di governo per non dover ogni qualvolta sottostare ad accordi mediati fatti per accontentare tutti e nessuno.

Speriamo sia l’ultima tornata elettorale che si svolgerà in questo modo, augurandoci che il Governo centrale metta mano a questa norma, come già parecchie volte ha promesso, e riporti l’elezione provinciale in mano al cittadino.

Buon lavoro al nuovo consiglio, ben sapendo che tanto dovrà fare non ciò che vuole ma ciò che gli concederà il presidente anche se di componente partitica diversa.

Evviva la democrazia.

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