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Economia

“Siamo pronti a bloccare le carceri”

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Leo Beneduci, segretario dell’Osapp: “L’indecoroso blocco delle retribuzioni anche per il 2015 porterebbe a sei gli anni di mancato riconoscimento dei rischi corsi al servizio dei cittadini e dello Stato”.

“A fronte dell’ulteriore e indecoroso blocco delle retribuzioni per il 2015, preannunciato dal ministro Marianna Madia e che porterebbe a 5 gli anni di interruzione dei salari nel pubblico impiego, un blocco delle retribuzioni anche nei confronti di Forze Armate e di Polizia porterebbe addirittura a 6 gli anni in cui alle donne e agli uomini in uniforme non verrebbe riconosciuto  il rischio, spesso della vita stessa, al servizio dei Cittadini e dello Stato”.

E’ quanto si legge in una nota a firma di Leo Beneduci, segretario generale dell’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria).

“Appare assolutamente inverosimile – prosegue il comunicato del sindacato – che un Governo che si dice proiettato verso le riforme e il progresso del Paese cristallizzi al contratto del 2009 gli stipendi delle migliaia di donne e uomini impegnati nelle zone più calde dei conflitti internazionali,  come nelle operazioni ‘mare nostrum’ o nei Cie, o nella quotidiana lotta contro le mafie e per la sicurezza delle Istituzioni e delle carceri”.

“Per quanto riguarda nello specifico la Polizia Penitenziaria  – aggiunge ancora il leader dell’OSAPP – dal 25 al 40 per cento del lavoro svolto in un sistema penitenziario disorganizzato, fatiscente, sovraffollato ed in cui manca qualsiasi cosa per il personale come per l’utenza (per il quale l’attuale Governo da 3 mesi non riesce neanche ad individuare un Capo) è rappresentato da prestazioni straordinarie spesso non del tutto remunerate per mancanza di fondi,  ed è inaccettabile che tale ‘prebenda’, conseguenza e causa di grave disagio lavorativo, costituisca per il sesto anno consecutivo l’unico riconoscimento di strenui e misconosciuti sacrifici a contatto con una popolazione detenuta composta, oltre che da ‘poveri cristi’, dagli stessi personaggi di cui si occupano anche per settimane le pagine della cronaca giornalistica”.

“Per tali ragioni, dopo avere atteso e anche richiesto per iscritto chiarimenti agli organi del Governo – conclude Beneduci -, non ci resta che far sentire la voce dei nostri legittimi diritti attraverso le forme della più tangibile protesta e per la quale stiamo organizzando assemblee ed incontri tra colleghi in ogni carcere del territorio nazionale, se necessario finalizzati anche alla realizzazione del completo blocco del sistema penitenziario italiano”.

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