Economia
Biella e Vercelli investono sui kiwi
Il comparto frutticolo made in Vercelli-Biella ha sicuramente risentito quest’anno del clima che, lo scorso anno, ha prodotto soprattutto danni quantitativi, colpendo anche su ‘fronti opposti’: ovvero, dalle gelate primaverili alla siccità, che ha contribuito a rendere più aggressivi alcuni insetti.
Buone notizie arrivano però dall’export, soprattutto per kiwi, di cui si esporta il 70% tra Europa, Canada, Stati Uniti e Medio Oriente.
L’export d’oltremare è avvantaggiato, dal punto di vista logistico, grazie ai porti di Vado ligure e Genova, dotati di portacontainer molto rapidi.
Le province di Vercelli-Biella contano oltre 400 imprese produttrici di kiwi (343 nel Vercellese, con una superficie di circa 520 ettari / 64 nel Biellese, con una superficie di circa 75 ettari); negli ultimi anni la produzione dell’areale (che da Borgo d’Ale e Cigliano si estende al basso lago di Viverone e alle zone limitrofe del Canavese) è cresciuta fino a raggiungere l’attuale ettarato, ma lo sviluppo della batteriosi ha arrestato drasticamente questa espansione: Piemonte e Lazio sono le regioni maggiormente interessate da questo sviluppo colturale, e ciò ha consentito all’Italia di scalzare il primato della culla “storica” neozelandese.
Si nota altresì l’interesse di alcune aziende agricole (soprattutto condotte da giovani), che stanno cominciando a fare produzioni bio (piccoli frutti, uva fragola, pesche), in un settore che fa prevedere buone prospettive di sviluppo.
“I kiwi sono richiesti dal mercato nazionale ed estero – commenta il presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole – e il nostro territorio ha saputo ben posizionarsi su questo segmento”.
Bisogna quindi “investire risorse ed energie per incentivare la filiera frutticola delle due province, parte di un più ampio sistema regionale, far sì che ci sia maggior coesione tra i vari attori e più informazione rivolta ai consumatori”.
Oltretutto, la frutta trasformata, in particolare in succo, “è molto gradita ai bambini, oltre ad essere estremamente salutare poiché conserva tutte le proprietà nutritive. Continuiamo, quindi, la battaglia affinché al più presto arrivi l’etichettatura obbligatoria d’origine anche per i trasformati della frutta che darebbe ulteriore garanzia ai consumatori”.
Il comparto frutticolo made in Vercelli-Biella ha sicuramente risentito quest’anno del clima che, lo scorso anno, ha prodotto soprattutto danni quantitativi, colpendo anche su ‘fronti opposti’: ovvero, dalle gelate primaverili alla siccità, che ha contribuito a rendere più aggressivi alcuni insetti.
Buone notizie arrivano però dall’export, soprattutto per kiwi, di cui si esporta il 70% tra Europa, Canada, Stati Uniti e Medio Oriente.
L’export d’oltremare è avvantaggiato, dal punto di vista logistico, grazie ai porti di Vado ligure e Genova, dotati di portacontainer molto rapidi.
Le province di Vercelli-Biella contano oltre 400 imprese produttrici di kiwi (343 nel Vercellese, con una superficie di circa 520 ettari / 64 nel Biellese, con una superficie di circa 75 ettari); negli ultimi anni la produzione dell’areale (che da Borgo d’Ale e Cigliano si estende al basso lago di Viverone e alle zone limitrofe del Canavese) è cresciuta fino a raggiungere l’attuale ettarato, ma lo sviluppo della batteriosi ha arrestato drasticamente questa espansione: Piemonte e Lazio sono le regioni maggiormente interessate da questo sviluppo colturale, e ciò ha consentito all’Italia di scalzare il primato della culla “storica” neozelandese.
Si nota altresì l’interesse di alcune aziende agricole (soprattutto condotte da giovani), che stanno cominciando a fare produzioni bio (piccoli frutti, uva fragola, pesche), in un settore che fa prevedere buone prospettive di sviluppo.
“I kiwi sono richiesti dal mercato nazionale ed estero – commenta il presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole – e il nostro territorio ha saputo ben posizionarsi su questo segmento”.
Bisogna quindi “investire risorse ed energie per incentivare la filiera frutticola delle due province, parte di un più ampio sistema regionale, far sì che ci sia maggior coesione tra i vari attori e più informazione rivolta ai consumatori”.
Oltretutto, la frutta trasformata, in particolare in succo, “è molto gradita ai bambini, oltre ad essere estremamente salutare poiché conserva tutte le proprietà nutritive. Continuiamo, quindi, la battaglia affinché al più presto arrivi l’etichettatura obbligatoria d’origine anche per i trasformati della frutta che darebbe ulteriore garanzia ai consumatori”.
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