Cronaca
Vestiti contraffatti venduti su Internet. Fate attenzione
Vestiti falsi venduti su internet attraverso i social network
Le indagini
La Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ivrea, è riuscita ad individuare alcuni soggetti che acquistavano e rivendevano capi di abbigliamento ed accessori appartenenti a note griffe della moda contraffatti, attraverso un noto social network.
Da dove arrivavano i capi d’abbigliamento
I Finanzieri del Gruppo di Ivrea hanno individuato i canali di approvvigionamento della merce, dislocati in varie regioni d’Italia, e identificato sia gli autori delle vendite on line sia l’elevato numero di acquirenti finali. La dinamica era semplice: cataloghi ben forniti erano disponibili nelle gallerie fotografiche di profili fittizi, al fine di consentire al cliente interessato la scelta del pezzo d’abbigliamento, per poi definirne i dettagli attraverso le chat di messaggistica privata.
I provvedimenti contro i venditori
Otto le perquisizioni eseguite presso il domicilio di altrettanti venditori di nazionalità italiana e oltre 600 i capi di abbigliamento e gli accessori contraffatti sequestrati, per un valore di mercato di oltre 30.000 euro. Veri e propri appartamenti-magazzino nei quali erano stoccate le merci ordinate, in attesa di essere piazzate ai clienti reclutati attraverso profili specifici creati sui social network. I Finanzieri hanno denunciato 8 persone residenti nel canavese per contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi. E’ stata anche applicata una misura cautelare dell’obbligo di dimora e il sequestro preventivo di un’autovettura utilizzata per il trasporto e la consegna della merce contraffatta agli acquirenti canavesani.
Nel corso delle indagini sono state ricostruite le transazioni finanziarie relative agli acquisti effettuati dai clienti e pagati elettronicamente su carte ricaricabili riconducibili agli indagati. Tale approfondimento ha consentito, inoltre, di identificare tutti i soggetti che hanno effettuato acquisti sui profili social incriminati; ognuno di questi ultimi rischia una sanzione sino a 7.000 euro.
Vestiti falsi venduti su internet attraverso i social network
Le indagini
La Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ivrea, è riuscita ad individuare alcuni soggetti che acquistavano e rivendevano capi di abbigliamento ed accessori appartenenti a note griffe della moda contraffatti, attraverso un noto social network.
Da dove arrivavano i capi d’abbigliamento
I Finanzieri del Gruppo di Ivrea hanno individuato i canali di approvvigionamento della merce, dislocati in varie regioni d’Italia, e identificato sia gli autori delle vendite on line sia l’elevato numero di acquirenti finali. La dinamica era semplice: cataloghi ben forniti erano disponibili nelle gallerie fotografiche di profili fittizi, al fine di consentire al cliente interessato la scelta del pezzo d’abbigliamento, per poi definirne i dettagli attraverso le chat di messaggistica privata.
I provvedimenti contro i venditori
Otto le perquisizioni eseguite presso il domicilio di altrettanti venditori di nazionalità italiana e oltre 600 i capi di abbigliamento e gli accessori contraffatti sequestrati, per un valore di mercato di oltre 30.000 euro. Veri e propri appartamenti-magazzino nei quali erano stoccate le merci ordinate, in attesa di essere piazzate ai clienti reclutati attraverso profili specifici creati sui social network. I Finanzieri hanno denunciato 8 persone residenti nel canavese per contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi. E’ stata anche applicata una misura cautelare dell’obbligo di dimora e il sequestro preventivo di un’autovettura utilizzata per il trasporto e la consegna della merce contraffatta agli acquirenti canavesani.
Nel corso delle indagini sono state ricostruite le transazioni finanziarie relative agli acquisti effettuati dai clienti e pagati elettronicamente su carte ricaricabili riconducibili agli indagati. Tale approfondimento ha consentito, inoltre, di identificare tutti i soggetti che hanno effettuato acquisti sui profili social incriminati; ognuno di questi ultimi rischia una sanzione sino a 7.000 euro.
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