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Cronaca

Specchietto retrovisore rotto ma questa volta non era una truffa

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Ieri a Brusnengo c’è stato un incidente automobilistico, di lievissima entità, che ha provocato la rottura di uno specchietto retrovisore. 

Ieri a Brusnengo c’è stato un incidente automobilistico, di lievissima entità, che ha provocato la rottura di uno specchietto retrovisore. Sarà forse la psicosi della truffa dello specchietto rotto, appunto, che sul posto sono stati chiamati i carabinieri che hanno diramato la questione tra i due automobilisti, un italiano e un rumeno. Insomma questa volta la truffa non c’entrava nulla.
Ecco comunque un comunicato delle associazioni dei consumatori in merito a episodi di questo tipo. 
Occhio alla truffa con lo specchietto, ovvero la truffa più utilizzata sulle strade per spillare euro agli automobilisti – avvertono dall’ADICO – inducendoli a pagare una somma per riparare al danno causato all’auto del truffatore, anche se in realtà la rottura delle specchietto non è mai avvenuta.
Si tratta di un trucco molto semplice – spiega l’ADICO – che consiste nel far credere all’automobilista che la sua macchina, abbia involontariamente urtato il retrovisore dell’auto di chi sta mettendo in atto la truffa.
La vittime della truffa sentirà il rumore di un colpo secco molto forte sulla propria carrozzeria, di solito sulla fiancata, (provocato in realtà da una pallina, un bastone, ecc…) dando l’illusione di un urto immediato.
Subito dopo entrano in scena i lampeggianti e un auto vi intimerà di fermarvi. Il conducente sostenendo che gli è stato rotto lo specchietto, indicando il suo retrovisore chiaramente già danneggiato vi convincerà ad un esborso di 100 o 200 euro senza mettere di mezzo assicurazione o vigili, magari anche con l’aiuto di “un compare”, pronto a testimoniare che è andata proprio così.
A questo la vittima paga, convinto di aver recato un danno, o per paura che dalla truffa si passi alla rissa.
Se vi trovate vittime di simili segnali quali colpo, lampeggianti, uomo minaccioso che chiede di accostare – suggerisce il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – non fermatevi e chiamate la polizia dal cellulare restando all’interno della vostra auto.

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