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Cronaca

Piazzale Casalegno è diventato luogo di spaccio e degrado

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Profughi, senza fissa dimora, tossicodipendenti, alcolizzati. Trascorrono le loro giornate tra i giardini Zumaglini, via Lamarmora e l’area attorno al centro commerciale. Una presenza, la loro, che dura ormai da talmente tanto tempo da essere diventata normale.

Profughi, senza fissa dimora, tossicodipendenti, alcolizzati. Trascorrono le loro giornate tra i giardini Zumaglini, via Lamarmora e l’area attorno al centro commerciale. Una presenza, la loro, che dura ormai da talmente tanto tempo da essere diventata normale. Chi ogni giorno passa per questa zona del centro non ci fa quasi più caso. Queste persone sono diventate praticamente invisibili. E lo restano fino a quando qualcuno di loro non alza un po’ troppo la voce. O il gomito. Fino a quando il solito noto non esagera tentando di rubacchiare, venendo peraltro puntualmente scoperto. A quel punto intervengono le forze dell’ordine e li fanno allontanare. Qualche volta ci scappa pure la denuncia. E via, si ricomincia.
Ora, però, alcune persone che vivono nella zona sembrano essersi stancate. La classica “goccia” che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata dall’aumento del numero di piccoli spacciatori che scelgono il piazzale Casalegno e le aree vicine per smerciare il loro prodotto.
Il paradosso della piazza in cui nessuno ti vede grazie alla… crisi
Le piazze normalmente sono luoghi frequentati. Almeno in centro. E’ difficile, quindi, immaginare che quella che oltretutto è un’area commerciale possa diventare una delle mete preferite per traffici non troppo leciti. Eppure è quanto successo a piazza Casalegno.
«Le vede tutte queste vetrine vuote? – chiede un commerciante della zona – Se i negozi fossero aperti forse sarebbe tutto diverso. Invece, alla luce di questa situazione, l’area è diventata sempre meno frequentata. E il degrado è aumentato. Ogni gruppo ha il suo posto. C’è l’angolo dei tossici, quello dei bevitori, quello dei ragazzini sbandati, quello degli extracomunitari…».
Molte persone si sono ormai rassegnate a convivere con questa situazione.
«Quando alzano un po’ troppo i toni – spiega un uomo che lavora in zona -, esci e li mandi via. Spesso si allontanano appena ti vedono, perché sanno che in teoria qui non potrebbero stare. A volte alzano le mani, soprattutto dopo aver bevuto, ma si picchiano tra di loro».
L’ordinanza “antibivacco”
In teoria “non possono stare” perché esiste un’apposita ordinanza comunale che vieta di bivaccare nell’area tra i giardini e il centro commerciale. Le opinioni su tale ordinanza sono contrastanti. Per qualcuno è inutile perché troppo generica e quindi interpretabile e inefficace. Altri sottolineano come la minaccia di una sanzione non sia un gran deterrente per chi non ha nulla da perdere.
Tuttavia rappresenta comunque un’arma, soprattutto per le forze dell’ordine. Oggi, infatti, quando intervengono, carabinieri e polizia possono quantomeno intimare loro di allontanarsi sulla base di questo provvedimento dell’amministrazione.
«Tre anni fa – ammette un commerciante – era peggio di così. Adesso, nonostante il degrado, va già un po’ meglio».
Occhio non vede, la droga si muove
Discorso diverso per gli stupefacenti che sembrano tuttora circolare senza grossi problemi. La piazza d’altronde, in particolare sul retro dell’hotel Agorà, è praticamente deserta per buona parte della giornata. Diventa quindi il luogo ideale per fugaci scambi di denaro e sostanze, nonostante gli innumerevoli passaggi quotidiani delle forze dell’ordine.
«Poliziotti e carabinieri – spiega un imprenditore del centro – fanno quello che possono. La situazione migliorerebbe solo se riuscissimo a “rianimare” la zona».
Negli ultimi mesi sono comparsi diversi nuovi personaggi – principalmente d’origine africana – che gironzolano tra via Lamarmora e i giardini. Il più delle volte rimangono in gruppo. Due o tre si piazzano all’ingresso di qualche vialetto del parco. Gli altri sono alcune decine di metri più in là. Se gli passi accanto, ti scrutano, salutano, chiedono “come stai”, cercano di stabilire un contatto. Non significa che sia un approccio per piazzare marijuana o hashish, ma atteggiamento e comportamento in effetti spesso ricordano quelli dei pusher in cerca di clienti.
Bianco o nero, in ogni caso, non è il colore della pelle a fare la differenza quando si parla di droga. Anzi, oggi sono spesso anche i personaggi “storici” dei giardini, quelli più malconci e di indiscutibile nazionalità italiana, a improvvisarsi spacciatori nel loro piccolo. Se gli capita l’occasione, non disdegnano di provare a piazzare qualche grammo. Magari per poi “reinvestire” l’incasso in alcol o altre sostanze.

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