Cronaca
“Non voglio frasi tristi, il necrologio me lo preparo io”
Morta a fine dicembre, Emilietta Covolo ha salutato tutti in prima persona e a modo suo. Il figlio: «Era speciale, a 90 anni prendeva ancora multe per la velocità…»
«La fragilità dell’età avanzata e la consapevolezza di essermi avvicinata sempre più alla chiamata dal Cielo hanno reso finalmente concreto il mio desiderio di iniziare un nuovo percorso di vita».
Con queste parole scritte nel suo necrologio, la biellese Emilietta Covolo (nella foto insieme alla nipote), scomparsa alla veneranda età di 95 anni e mezzo, ha voluto annunciare personalmente la propria morte a chi le voleva bene e a chi la conosceva.
Necrologio preparato dalla defunta prima di morire. La scelta originale della biellese Emilietta Covolo. Il figlio: “Odiava le cose tristi”
Non capita tutti i giorni di leggere un necrologio preparato direttamente dalla persona defunta, eppure è l’originale scelta fatta dalla pensionata di Coggiola, che ha voluto salutare e ringraziare personalmente e a modo suo i propri cari e chi le è stato vicino.
«La mamma odiava le cose tristi – spiega il figlio Alberto -. Non le piaceva leggere sui manifesti le solite frasi “improvvisamente è mancata”, “serenamente si è spenta dopo lunga malattia”… E non voleva delegare ad altri l’annuncio della sua morte. Così ha deciso lei come avrebbe salutato tutti, in prima persona».
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“Aveva grande personalità. A novant’anni prendeva ancora le multe per eccesso di velocità…”
Una decisione dalla quale sembra emergere un carattere fuori dal comune, come peraltro conferma proprio il figlio: «Aveva personalità – spiega -. Un esempio? Non solo ha guidato l’auto fino a 91 anni, prendeva pure multe per eccesso di velocità… Poi si giustificava sempre dicendo che non poteva andare ai 50 all’ora, perché altrimenti quelli dietro avrebbero suonato il clacson chiedendosi “dove va ‘sta vecchiaccia invece di restare a casa”. A 91 anni, sempre di sua iniziativa, aveva deciso di non rinnovare la patente, vista l’età. È rimasta perfettamente lucida fino a poco tempo fa. Nel 2014 aveva avuto problemi di salute, ma si era ristabilita perfettamente, fino alla fine del 2023, quando ha accusato un’ischemia».
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Chi era Emilietta
Originaria di Coggiola, nata da mamma biellese e papà veneto, Emilietta ha sempre vissuto nella valle, lavorando per molti anni come rammendatrice prima di decidere di dedicarsi alla famiglia: al marito Ermenegildo Cerri, anch’egli mancato ultranovantenne un paio di anni fa, e ai figli.
«Ai tempi della guerra lavorava alla Bozzalla e Lesna di Coggiola – ricorda ancora il figlio – poi era stata a lungo dipendente della Finissaggio Giardino di Ponzone. Per un certo periodo aveva lavorato anche in proprio, da casa. Diciamo che non era una donna che stava con le mani in mano».
Nata nel 1929, aveva ricordi nitidi del periodo bellico: «Raccontava spesso aneddoti di quegli anni. Ad esempio, a quell’epoca, sua nonna aveva delle mucche e lei le dava una mano. Un giorno all’improvviso arrivarono i fascisti mentre lei era impegnata nella mungitura. Volevano controllare chi ci fosse e cosa stessero facendo. Ricordava di aver accidentalmente versato tutto il latte a terra per lo spavento».
La famiglia le ha detto addio nella chiesa di Pratrivero lunedì 30 dicembre. A organizzare le esequie sono state le imprese funebri riunite.
«Con immensa gratitudine – si legge sul suo necrologio – abbraccio amorevolmente l’adoratissimo mio figlio Alberto. Saluto la mia amata nipote Elisabetta con il marito Fabrizio, mio figlio Giampaolo, le mie sorelle Gianna con il marito Franco e i figli Enrico e Marina con le famiglie, Marisa con il marito Ettore e il figlio Claudio e famiglia; nipoti, cugini, amici e parenti tutti».
I ringraziamenti a chi le è stato accanto
Emilietta non ha lasciato al caso nemmeno i ringraziamenti: «Ringrazio in modo particolare Anna Durola e la mamma Maria Teresa che, durante la mia permanenza in Rsa, sono state vicine ad Alberto con il loro affetto e mi hanno dimostrato particolare benevolenza con la loro costante presenza e il loro preziosissimo aiuto; le carissime dottoresse Monica Bocciolone dell’ospedale Humanitas di Rozzano e Simona De Vecchi dell’ospedale Maggiore di Novara che mi avevano rimessa in splendida forma dieci anni orsono; la dottoressa Camilla Cortese che mi ha seguita in questi ultimi mesi con encomiabile disponibilità; il dottor Benedetto Mangiavillano dell’ospedale Mater Domini di Castellanza».
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