Seguici su

Cronaca

Nel rogo di Cossato 23 persone hanno perso la casa

Pubblicato

il

Intanto la palazzina è presidiata giorno e notte per prevenire atti di sciacallaggio.

Tanta paura. Questo è stato l’incendio che si è sviluppato in via Milano alla frazione Masseria, lunedì verso mezzogiorno.

Tanto spavento che, potendo andare anche peggio, si è risolto con undici persone intossicate dal denso fumo scuro che ha invaso l’intera tromba delle scale della palazzina di cinque piani ed ha reso inavvicinabile anche l’ascensore. Fumo che l’ha resa inagibile e quindi il disagio per i residenti proseguirà per un bel pezzo, almeno un mese, stando ai termini indicati dai tecnici che stanno valutando il caso.

L’incendio si è scatenato al primo piano, nell’appartamento di F.A., un uomo sulla sessantina che vive da solo e che al momento in cui si sono sviluppate le fiamme ha avuto la prontezza di uscire dallo stabile. Le cause precise del disastro non sono ancora state definite, ma pare che si possano ricondurre ad un corto circuito o a un mozzicone di sigaretta lasciato incustodito. Lo stato di panico si è diffuso immediatamente nei piani alti dello stabile, dove le persone, non potendo scendere, hanno iniziato a gridare aiuto dai balconi e dalle finestre. Solo il pronto intervento dei vigili del fuoco del comando provinciale di Biella e del distaccamento di Cossato, innalzando i cestelli, hanno tratto tutti in salvo. Oltre allo spavento, le alte temperature estive non hanno agevolato il soccorso, tanto che alcuni pompieri sono stati a loro volta supportati dal personale della croce rossa.

Tante persone sono accorse. “Grazie a Dio l’hanno trovata – ha spiegato una donna che si trovava sul posto, riferendosi ad una persona, una signora anziana di cui non si avevano notizie -. Sta bene. Al momento dell’incendio non si trovava in casa. Io abito nella palazzina accanto e ho assistito impotente a tutto. Mio marito invece è stato fra i primi a prestare soccorso. Lui, con altri uomini, ha utilizzato l’idrante della scuola dell’infanzia che si trova dall’altra parte della strada, di fronte alla palazzina incendiata. Hanno rischiato la vita, ma si sono dati da fare. Abbiamo vissuto attimi tremendi, di panico. Le persone alle finestre urlavano ‘tirateci fuori’, scene da film che non avrei mai pensato di vedere nella realtà. La scala era inagibile, idem l’ascensore”. Nello stabile ci sono otto alloggi, ventitré residenti, due dei quali non si trovavano in casa. “La struttura è fatiscente – sbotta un altro uomo che ha assistito al soccorso -. Gli impianti elettrici sono vecchi, secondo me, neppure mai revisionati. Il salvavita non funziona. Anche le condizioni dell’uomo, dal cui alloggio si è sviluppato il fuoco, sono precarie, conduceva una vita un po’ strana. Tutti qui lo sanno. Abbiamo già avuto problemi con lui e adesso, con quest’ultima che ha combinato, speriamo che chi di dovere se ne prenda cura”.

Anche Marco Strobino, in una lettera inviata alla nostra testata, scrive: ”Per completezza di informazione voglio ricordare che a soli venti metri dalla finestra incendiata erano presenti ben due bocchette antincendio. Peccato che non esistessero le manichette perché le avevano rubate. Sì, le avevano rimesse, ma poi le avevano rubate nuovamente. L’unica manichetta era davvero lontana e non arrivava a dovere. Un cittadino ha cercato di spruzzare acqua, per quel poco che riusciva. A questo punto mi chiedo come i gestori dell’asilo non si preoccupino di tenere le manichette all’interno. Io non voglio pensare a un incendio lì dentro. Comunque, anche ieri, noi che siamo arrivati per primi non abbiamo avuto la possibilità di buttare acqua in quella finestra e nell’appartamento adiacente, in attesa dei pompieri arrivassero. Ben venti minuti di attesa, di fuoco che fanno un disastro, fanno morti, fanno un’Italia in palese decadenza. Ancora una volta la sola fortuna non ha fatto vittime. Le persone urlavano dalle finestre in attesa di una ‘goccia d’acqua’ con i figli in braccio e noi lì a guardarli impotenti con la pelle d’oca alle braccia e le manichette inesistenti”.

L’emergenza è cessata, ma non il disagio

Dei 21 residenti effettivi, otto hanno trascorso la notte nella palestra comunale “A. Aguggia”. Gli undici trasportati lunedì negli ospedali di Ponderano e Borgosesia, sono stati dimessi.

“La maggior parte di loro ha trovato ospitalità da parenti e amici, mentre gli altri li abbiamo accolti in palestra e fornito la cena – spiega l’assessore ai Servizi sociali Enrico Moggio che, con il sindaco Claudio Corradino, era presente sul luogo del disastro -. Nei prossimo giorni vedremo di trovare una sistemazione migliore. Intanto oggi completeranno i primi accertamenti tecnici. Comunque, la palazzina inagibile è di proprietà dell’Atc. Noi, come amministrazione comunale, possiamo espletare solo le funzioni di supporto. Il resto è di competenza loro. Lo stabile, dopo la revisione statica, dovrà essere ristrutturato. I lavori dureranno circa trenta giorni. L’alloggio più danneggiato prenderà più tempo. I primi potrebbero essere riconsegnati fra due settimane. Intanto stiamo organizzando due fasce orarie nelle quali le persone, assistite dai vigili, possono accedere ai loro appartamenti. Lo stabile è presidiato dai vigili urbani di giorno e dai carabinieri di notte, onde prevenire atti di sciacallaggio”.

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook

adv
adv

Facebook

adv