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Cronaca

Mio marito mi picchia da anni

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«Anch’io – dice Franca – sono stata tradita ed ho vissuto disavventure giudiziarie simili. In tanti anni di matrimonio ho subito violenze di ogni tipo, sia fisiche che psicologiche, senza avere mai il coraggio di renderle pubbliche. Non l’ho denunciato perché se lo facessi mi ucciderebbe».

«Ho letto la triste storia di Barbara, vorrei farle sapere che le sono vicina. Sono vicina a lei e alle tantissime altre donne che, anche nel nostro Biellese, subiscono quotidianamente ogni tipo di violenza da parte dei loro uomini». Inizia così il racconto di Franca (anche in questo caso, ovviamente, usiamo un nome di fantasia), 63 anni, residente in città. La vicenda a cui si riferisce è quella di una moglie che scopre di essere tradita leggendo le mail del marito e che  viene  denunciata per avere violato la posta elettronica.

«Anch’io – dice Franca – sono stata tradita ed ho vissuto disavventure giudiziarie simili. In tanti anni di matrimonio ho subito violenze di ogni tipo, sia fisiche che psicologiche, senza avere mai il coraggio di renderle pubbliche. Ora  che i figli sono grandi sento però il bisogno di urlare tutta la mia rabbia e la mia indignazione. A Barbara dico: se hai la forza, lascia tuo marito. All’inizio soffrirai, ma poi il tempo ti sarà d’aiuto.

«Io questa forza non l’ho mai trovata e sono oltre trent’anni che subisco ogni tipo di angheria. Quand’ero più giovane mi picchiava, colpendomi con pugni e calci. Ora le botte sono finite, ma le violenze che subisco non sono meno dolorose. Mi sputa addosso, mi insulta, mi augura di morire. Sono stata tradita tante volte. Tradita e umiliata. Ho sofferto tanto, ma non l’ho mai lasciato. Non potevo accettare l’idea che la famiglia si sgretolasse; poi ci sono anche interessi economici che hanno il loro peso.

«Se debbo essere sincera – prosegue Franca – ho avuto paura. Come tante altre donne. Denuncio mio marito e poi? Come faccio a ritornare a casa? Chi mi tutela? Se viene a sapere che sono stata dai carabinieri  mi ammazza. Mi ammazzerebbe anche se sapesse che racconto queste cose a un giornalista. Si fa un gran parlare di violenza sulle donne. Parole, solo parole. Vorrei che qualcuno mi spiegasse, e spiegasse a tutte quelle persone che vivono la mia stessa situazione, cosa succede dopo la denuncia.

«Mio marito non beve; quindi, non ha neanche l’alibi di perdere il controllo per via dell’alcol. E’ proprio fatto così. Per un nulla si trasforma, diventa un mostro. I suoi occhi fanno terrore. Gli piaceva soprattutto colpirmi in testa. Oggi si sfoga sputandomi addosso. Non perde occasione per umiliarmi. Certe parole fanno male quanto i pugni, o forse anche di più.

«Ho deciso di raccontare la mia storia perché spero possa essere d’aiuto alle altre donne e soprattutto  vorrei che le istituzioni capissero che le donne devono sentirsi più protette per trovare il coraggio di denunciare le violenze.
«L’altro giorno ho chiamato il servizio “Non sei sola”. Un’operatrice gentile e sensibile mi ha ascoltato a lungo, dicendomi  di richiamare nei giorni seguenti. Io l’ho fatto, ma al suo posto ho trovato una persona scortese che mi ha detto che al telefono lei non poteva fare nulla e che se avevo bisogno d’aiuto dovevo presentarmi di persona allo sportello. Non è così che si aiuta chi è già pieno di dubbi e paure.

«Anch’io, come Barbara, un giorno – dopo che ho saputo dell’amante – ho pesato al suicidio. I miei  figli mi hanno dato la forza di superare il momento di difficoltà. E poi non volevo darla vinta a quella donna che cercava di portarmi via il marito. Le donne che fanno male ad altre donne si dovrebbero vergognare. Il loro comportamento è indegno».

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