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Cronaca

Le tolgono le medicine e lei tenta di farla finita

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La sua presenza era già stata segnalata una volta dai passanti, che allarmati avevano chiamato il 112; dopo essere stata condotta in ospedale, la donna era poi riuscita a scappare una seconda volta, di nuovo tornando ad affacciarsi dal parapetto. «Non volevo buttarmi veramente, ma era l’unico modo che avevo per essere ascoltata» ha ammesso, quando dopo mezz’ora sotto lo stretto controllo dei carabinieri e di un’equipe del 118 è riuscita a parlare coi media.

Trent’anni di dolori insopportabili e di diagnosi sbagliate. Sono queste le motivazioni che venerdì a mezzogiorno avrebbero quasi spinto Valentina Bellini a farla finita buttandosi dal ponte di Chiavazza. Forse la sua speranza era che le fredde acque del Cervo inghiottissero per sempre i dolori, le preoccupazioni, la rabbia che in questi lunghi anni hanno accompagnato il decorso di una malattia inspiegabile, che l’ha fatta rimbalzare da un ospedale all’altro senza riuscire ad ottenere una diagnosi precisa. Imbottita di tranquillanti per curare una colite ansiosa, poi operata per tre volte all’intestino, Valentina Bellini, questo il nome della protagonista della travagliata vicenda, ancora oggi soffre di quella alfine identificata come fibromialgia, una malattia che provoca dolori lancinanti.

L’unica cosa che le consente di tollerare questi dolori sono dei farmaci molto costosi (si parla di quasi 10 euro a pastiglia), che da qualche tempo a sua detta non le vengono più passati dalla Asl. «Non sono pazza, non mi servono tranquillanti. Ho solo bisogno delle mie medicine» ha dichiarato la donna, tra le lacrime, quando per la seconda volta è stata raggiunta dai carabinieri e dagli operatori sanitari.

La sua presenza era già stata segnalata una volta dai passanti, che allarmati avevano chiamato il 112; dopo essere stata condotta in ospedale, la donna era poi riuscita a scappare una seconda volta, di nuovo tornando ad affacciarsi dal parapetto. «Non volevo buttarmi veramente, ma era l’unico modo che avevo per essere ascoltata» ha ammesso, quando dopo mezz’ora sotto lo stretto controllo dei carabinieri e di un’equipe del 118 è riuscita a parlare coi media.

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