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Cronaca

Investe di proposito un ciclista e scappa

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Sbagliare sulla strada può costare caro, ma può accadere a ognuno di noi: un attimo di disattenzione, il telefono che suona (in auto sempre il viva voce, mi raccomando…) e qualcuno si fa male. Ma tutt’altra cosa è decidere di centrare un ciclista con la propria auto cosa che, nel codice penale, si chiama tentato omicidio.
Ecco ciò a cui abbiamo assistito in diretta il 16 marzo scorso, alle 9,05, nella rotonda tra via Ivrea e via Rigola. Già di per sé trafficato quanto pericoloso, percorso com’è a velocità eccessiva da molti, quel tratto non aveva proprio bisogno di essere attraversato, nell’occasione suddetta, da un’aspirante assassina alla guida di una vecchia Twingo rosso amaranto.
Questa “individua” (chiamarla donna mi pare offensivo verso il mondo femminile) ha visto un giovane ciclista in difficoltà in mezzo all’incrocio, ha accelerato cercando di tagliargli la strada e lo ha colpito, (solo di striscio fortunatamente) facendolo rimbalzare dalla parte opposta e cadere. Ovviamente gli altri automobilisti hanno rallentato e abbiamo potuto soccorrerlo. Inutile aggiungere che la Twingo rossa si è dileguata; la scena è stata vista bene da alcuni di noi; chi in bici come il sottoscritto; chi in auto, come un signore molto civile che si è fermato chiedendosi il perché di questa inaudita e ingiustificabile violenza.
Molto spaventato ma illeso (forse anche gli immigrati hanno qualche angelo custode, inviato da un dio minore) il giovane si è rialzato con le proprie gambe.

Sbagliare sulla strada può costare caro, ma può accadere a ognuno di noi: un attimo di disattenzione, il telefono che suona (in auto sempre il viva voce, mi raccomando…) e qualcuno si fa male. Ma tutt’altra cosa è decidere di centrare un ciclista con la propria auto cosa che, nel codice penale, si chiama tentato omicidio.
Ecco ciò a cui abbiamo assistito in diretta il 16 marzo scorso, alle 9,05, nella rotonda tra via Ivrea e via Rigola. Già di per sé trafficato quanto pericoloso, percorso com’è a velocità eccessiva da molti, quel tratto non aveva proprio bisogno di essere attraversato, nell’occasione suddetta, da un’aspirante assassina alla guida di una vecchia Twingo rosso amaranto.
Questa “individua” (chiamarla donna mi pare offensivo verso il mondo femminile) ha visto un giovane ciclista in difficoltà in mezzo all’incrocio, ha accelerato cercando di tagliargli la strada e lo ha colpito, (solo di striscio fortunatamente) facendolo rimbalzare dalla parte opposta e cadere. Ovviamente gli altri automobilisti hanno rallentato e abbiamo potuto soccorrerlo. Inutile aggiungere che la Twingo rossa si è dileguata; la scena è stata vista bene da alcuni di noi; chi in bici come il sottoscritto; chi in auto, come un signore molto civile che si è fermato chiedendosi il perché di questa inaudita e ingiustificabile violenza.
Molto spaventato ma illeso (forse anche gli immigrati hanno qualche angelo custode, inviato da un dio minore) il giovane si è rialzato con le proprie gambe.

Alle domande “stai bene?” e “Tutto a posto?” il ragazzo di colore dall’apparente età di sedici o diciassette anni risponde a monosillabi; un po’ per lo shock e un po’ perché non parla italiano. Credeva di essere arrivato in posto civile, probabilmente; ma ora, forse, ha qualche dubbio. E diciamo subito che questo non ha nulla a che vedere con una politica nazionale sull’immigrazione quantomeno discutibile (a questo proposito cercate in rete cosa pensa la Gabanelli di questo problema); ma solo con il nostro livello di civiltà.
Livello di civiltà che non è certamente aiutato da chi soffia sul fuoco della xenofobia infiammando menti con un Q.I. inferiore a 90; categoria della quale la guidatrice di cui sopra è certamente una rappresentante autorevole. Forse quel giovane avrà un futuro nella nostra città, o forse se ne andrà, come molti suoi coetanei biellesi, verso luoghi più ospitali. Chissà che ricordo conserverà di noi…
Paolo Mander

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