Cronaca
“Ho chiamato l’ambulanza perchè perdevo sangue dall’intestino. Mi hanno risposto: magari tra due ore”
«Avevo già avuto diverse scariche di sangue dall’intestino, ho chiamato il 118 per chiedere di essere portato all’ospedale e mi sono sentito rispondere “non facciamo servizio taxi”».
«Avevo già avuto diverse scariche di sangue dall’intestino, ho chiamato il 118 per chiedere di essere portato all’ospedale e mi sono sentito rispondere “non facciamo servizio taxi”».
A raccontare la propria storia è Tiziano Canepa, infermiere 66enne in pensione che a novembre del 2016 ha avuto seri problemi di salute e una spiacevole esperienza con una delle persone che rispondono dalla centrale di Novara.
«Verso le 21 ho avuto la prima emorragia – ricorda l’uomo, che da qualche tempo era già alle prese con problemi cardiaci -, la seconda è arrivata alle 22. Altre ancora nelle due ore successive. Dato che continuavo a peggiorare, poco dopo mezzanotte ho deciso di rivolgermi al 118. Quando mi è stata data quella risposta, ho fatto presente che non si trattava di un banale mal di denti. L’operatrice allora mi ha domandato se non potesse accompagnarmi mia moglie fino all’ospedale. Ho tentato di spiegare che, vista la situazione e i segnali di future scariche, in ambulanza mi sarei sentito più sicuro. A quel punto mi ha risposto che magari tra un paio d’ore ce ne sarebbe stata una disponibile».
Tiziano Canepa, che come detto era reduce da un recente intervento chirurgico al cuore, ha quindi rinunciato e deciso di cavarsela da solo. Una volta chiusa la telefonata, si è messo al volante della propria auto e dalla propria abitazione di Valle San Nicolao è partito in direzione ospedale “Degli Infermi”: «Ho guidato io, mia moglie mi ha solo accompagnato. Perché ero consapevole della possibile gravità della situazione e volevo raggiungere il prima possibile il pronto soccorso. Ero cadaverico. Quando i medici mi hanno visto, mi hanno detto che era stata una pazzia muovermi in auto in quelle condizioni. Poi mi hanno fatto stendere sulla barella e li ho avuto una nuova scarica emorragica».
«Quando hanno saputo della telefonata al 118 e della risposta che ho ricevuto – continua il pensionato biellese -, medico e infermiera mi hanno esortato ad andare a raccontare tutto ai carabinieri, una volta che fossi stato meglio. Sarebbe partita in automatico la denuncia per omissione di soccorso, credo».
Canepa ha preferito lasciar perdere e limitarsi a chiedere spiegazioni alla centrale di Novara: «Non l’ho fatto, perché per me il posto di lavoro è sacro e può succedere di sbagliare. Non voglio fare del male a nessuno».
Il problema che affliggeva Canepa quella notte di novembre era tutt’altro che una cosa di poco conto. Nel suo intestino è stato infatti trovato un polipo di 2,5 centimetri. E proprio questo era responsabile del sanguinamento del colon, reso più “copioso” dalle terapie anticoagulanti che Canepa seguiva da quando, alcuni mesi prima, aveva subito l’intervento chirurgico alle coronarie. Dopo quel primo ricovero “rocambolesco”, l’uomo ha successivamente affrontato nuove operazioni per rimuovere il polipo e “ripulire” l’intestino. Al termine di vari periodi di degenza, è stato dimesso definitivamente dopo Natale.
A fargli decidere di raccontare la propria storia sono stati i recenti sfoghi di alcuni operatori del 118. Nelle ultime settimane, infatti, erano stati lanciati diversi appelli affinché le persone chiamassero solo in caso di reale bisogno e non per le sciocchezze che rischiano di provocare ritardi nei soccorsi a chi si trova davvero in una situazione di emergenza.
«Capisco e rispetto la posizione di chi si lamenta per certe chiamate inutili – chiarisce e conclude l’ex infermiere -, ma andiamoci piano col dire di non telefonare per le “cavolate”. Si rischia che qualcuno, per paura di disturbare, non lo faccia nemmeno quando ne ha effettivamente bisogno. Non ce l’ho né con il 118 né con i volontari, che sono delle persone straordinarie. Però chi risponde alle richieste d’aiuto deve stare molto attento a non “sputare” subito delle diagnosi. Solo un medico è in grado di stabilire davvero se necessito o meno di soccorso».
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