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Cronaca

Chiude l’azienda e continua a lavorare di nascosto

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Una volta cessata l’attività, ha deciso di continuare a lavorare senza più dichiarare nulla. E’ una vera e propria impresa fantasma quella scoperta nell’alto Biellese dalla guardia di finanza.

Una volta cessata l’attività, ha deciso di continuare a lavorare senza più dichiarare nulla. E’ una vera e propria impresa fantasma quella scoperta nell’alto Biellese dalla guardia di finanza.
Nei giorni scorsi, i finanzieri della Sezione Operativa della Compagnia di Biella, al termine di un’attività di verifica fiscale nei confronti di una filatura, durata alcune settimane, sono riusciti a far emergere ricavi non dichiarati per oltre mezzo milione di euro.
L’opificio sembrava dismesso
L’ispezione tributaria è stata avviata dopo aver scoperto che l’imprenditore, un uomo ultrasessantenne, operava in forma totalmente anonima, all’interno di un opificio in apparenza dismesso. Non c’erano insegne, né una buca delle lettere. Nessun campanello in prossimità della porta d’ingresso, anch’essa piuttosto fatiscente.
Da qui sono partite le indagini che, dopo numerosi appostamenti, eseguiti in diverse fasce orarie diurne e serali, hanno consentito di rilevare frequenti movimenti di persone che arrivavano e partivano ad orari costanti. Notarle non era facile, anche perché nello stesso complesso industriale – che si sviluppa su più piani – vi sono altre aziende che operano alla luce del sole.
Nessuna documentazione contabile
Una volta entrati all’interno, i finanzieri non hanno reperito alcuna documentazione contabile. I militari sono quindi stati costretti a risalire ai clienti del contribuente infedele, attraverso gli innumerevoli appunti e numeri telefonici segnati in un’agendina.
«Risalendo alle fatture emesse, reperite presso i committenti – spiega il comandante provinciale Ugo Raffaele Dallerice -, si è appreso che l’imprenditore distruggeva puntualmente le copie delle fatture che avrebbe dovuto conservare, in quanto destinate alla redazione delle dichiarazioni annuali obbligatorie in materia di imposte dirette ed IVA».
L’ispezione, durante la quale sono state scandagliate le annualità dal 2011 al 2015, ha permesso di ricostruire un volume complessivo di ricavi non dichiarati al fisco che supera i 500mila euro,  nonché un’Iva dovuta – ma non versata – di poco inferiore ai 110mila euro.
L’imprenditore denunciato
Tutti gli aspetti economico-finanziari sono stati comunicati all’Agenzia delle Entrate. L’imprenditore, però, dovrà rispondere anche davanti alla legge. I finanzieri l’hanno già denunciato alla Procura della Repubblica di Biella.
«La distruzione della contabilità, finalizzata ad impedire la ricostruzione dei redditi e del volume d’affari da sottoporre a tassazione – chiarisce il tenente colonnello Dallerice -, configura una condotta penalmente rilevante, punita con la reclusione da diciotto mesi a sei anni».
Continua incessante, dunque, l’impegno delle Fiamme Gialle biellesi nella lotta all’evasione fiscale, per tutelare gli interessi delle imprese che quotidianamente operano rispettando le leggi.

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