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Cronaca

A due passi dal Piazzo uno stabile dei disperati

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Non è un panorama da cartolina quello fotografato a pochi passi dal borgo del Piazzo, fiore all’occhiello e perla storica della nostra città.

Non è un panorama da cartolina quello fotografato a pochi passi dal borgo del Piazzo, fiore all’occhiello e perla storica della nostra città. Degrado, rifiuti, escrementi animali e umani, strutture fatiscenti si affacciano sulla strada che dalla rotonda del Bottalino sale verso Cossila.
Dopo il servizio sugli “ex Rivetti” di via Carso, ecco un altro angolo dimenticato nascosto alla vista eppure così vicino al cuore della città. Ci si può passare davanti mille volte e non accorgersene perché una fitta vegetazione copre ciò che l’occhio preferisce non dover guardare. E’ uno dei “rifugi” degli ultimi, quelli che di giorno puoi incontrare ai giardini Zumaglini e di sera spariscono alla ricerca di un posto riparato e un po’ più caldo per trascorrere la notte.
Un’abitazione e una vecchia fabbrica, ormai dismessa da tempo immemore, sembrano essere il luogo ideale.
Una vecchia bicicletta e alcune sedie stanno lì a dimostrare che non si tratta di un set per un film dell’orrore, ma di un posto vissuto. Non c’è traccia della coppia che alcuni mesi fa ha fatto parlare di sé dopo le aggressioni avvenute nella zona della funicolare. Da un po’ di tempo non sono più lì. Dando un’occhiata all’interno, però, si scorge un giovane uomo, fermo in un angolo, al piano terra, tra sporcizia e desolazione, che fuma una sigaretta restando nella penombra. Fa finta di niente. Chi in quel vecchio stabile abbandonato ha trovato un tetto non vuole grane, cerca di passare inosservato, teme le luci dei riflettori, ha paura che qualcuno un giorno intervenga per recuperare l’area o anche solo per allontanare definitivamente gli “abusivi”. Andare via sarebbe una tragedia, significherebbe dover ricominciare a cercare un rifugio sicuro.
«Non so quante persone frequentino quel posto – spiega un commerciante della zona -, io vedo sempre e soltanto due ragazzi. Escono la mattina e tornano la sera, probabilmente non hanno un posto dove andare».
A qualcuno fanno paura, di solito a chi vive ben lontano da loro. Non a chi, volente o nolente, ha in qualche modo imparato a conoscerli: «A volte passano anche di qui, sono sempre stati educati. Non hanno mai creato problemi».

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