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Viale Macallè non vuole i profughi

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Residenti in rivolta contro i profughi in viale Macallè. Dallo scorso fine settimana la ex caserma della polizia stradale, all’angolo con via Campania, ospita sette richiedenti protezione internazionale. Ma la gran parte degli abitanti della zona non è affatto d’accordo.

Residenti in rivolta contro i profughi in viale Macallè. Dallo scorso fine settimana la ex caserma della polizia stradale, all’angolo con via Campania, ospita sette richiedenti protezione internazionale. Ma la gran parte degli abitanti della zona non è affatto d’accordo.
«Non va bene averli qui – spiega un signore che abita nel condominio al numero 39 di viale Macallè -, abbiamo già troppi problemi. E’ gente che non lavora e non fa niente tutto il giorno. Abbiamo paura per la nostra sicurezza. Capisco che sono persone in difficoltà e ho il massimo rispetto per loro. Ma potevano fare un condominio per famiglie italiane anzichè ospitare immigrati. Prima li hanno messi nella vecchia sede dell’Atap e adesso qui: la situazione in viale Macallè rischia di andare fuori controllo. Si respira un clima molto teso».
«E’ una cosa vergognosa – aggiunge una pensionata che abita in un palazzo poco distante -. Noi italiani dobbiamo pagarci tutto, mentre questa gente non lavora e viene mantenuta. E per di più ridurrà la palazzina, appena risistemata, in uno stato pietoso senza alcun rispetto. Vedere una città sempre più sporca mi fa schifo. Una volta Biella era una piccola Svizzera. Oggi tra immigrati e rifiuti sembra più la nuova Napoli e il sindaco se ne frega. Ma quando si ricandiderà ce ne fregheremo noi di lui. Io che ho una certa età posso fare dei paragoni con il passato e non posso esserne contenta. Ognuno dovrebbe starsene a casa propria».
A spaventare maggiormente i residenti sono le tematiche relative alla sicurezza. «Non siamo tranquilli – racconta una signora -, la sicurezza è un problema reale. Non possiamo essere contenti di questa scelta». «Sarebbe stato meglio – le fa eco un pensionato – dare quegli spazi a degli italiani in difficoltà. Ma come sempre il Comune preferisce aiutare gli immigrati piuttosto che noi».
E alla sicurezza si aggiungono, inevitabilmente, i problemi che da tempo il quartiere è costretto ad affrontare. «Secondo me – spiega un uomo che è solito passeggiare nell’area – avrebbero fatto meglio a  trovare una soluzione diversa. Il Villaggio Lamarmora è un quartiere che ha suoi problemi, con i quali bisogna fare i conti ogni giorno: non ce ne servono degli altri. E’ un po rischio quello di inserire persone estranee alla comunità».
Tra i tanti malumori c’è anche qualche voce fuori dal coro. «Mio marito – ci confida una pensionata che abita vicino all’ex caserma della polizia stradale – è siciliano e quando si è trasferito qui tanti anni fa sentivo in giro gli stessi pregiudizi di oggi. Dovremmo essere tutti più portati all’accoglienza. Sotto di me abita una famiglia marocchina di persone per bene, che lavorano e non creano alcun tipo di problema. Aiutare quella povera gente è un dovere».
Non manca neppure chi vede nell’ospitalità uno strumento per rivalorizzare luoghi della città abbandonati ormai da troppo tempo. «Era ora che mettessero a posto quella palazzina e che la usassero. La siepe fino a qualche settimana fa arrivava ben oltre il marciapiede, era pieno di erbacce e avevo persino paura a passarci vicino».

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