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Suicidio, micidiale tumore

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Daniela Manara, la psicologa di Vigliano che si è uccisa lanciandosi dal ponte della tangenziale, oltre a collaborare con questo giornale, era una mia follower: più volte abbiamo scambiato opinioni sui micidiali tumori della post modernità, in particolare il suicidio e gli effetti che produce specie sui sopravvissuti. 

Daniela Manara, la psicologa di Vigliano che si è uccisa lanciandosi dal ponte della tangenziale, oltre a collaborare con questo giornale, era una mia follower: più volte abbiamo scambiato opinioni sui micidiali tumori della post modernità, in particolare il suicidio e gli effetti che produce specie sui sopravvissuti.
Daniela ha scelto una via di fuga dalla vita al cui studio e approfondimento si era dedicata, e questo mi impressiona e mi spezza il cuore. Ma Daniela, scegliendo di morire in quel modo e in quel luogo, ha riproposto due questioni, una che ci tocca come giornali e giornalisti e a cui Massimo De Nuzzo ha dato una risposta di cuore e di sangue: occorre raccontare i suicidi, le loro storie e perfino far vedere le immagini come quelle dei bambini migranti spiaggiati e morti.

Per provocare commozione, allarme, partecipazione, reazione. L’altra questione riguarda il ponte della tangenziale divenuto luogo eletto per gli aspiranti suicidi, e la cui messa in sicurezza mediante protezioni non è più rinviabile. Qualche tempo fa quel chiacchierone vanesio che è il presidente della provincia di Biella (fulgido esempio di suicidio politico-istituzionale), esibì fiero la sistemazione del curvone che accede al ponte e in cui accadeva spesso che automobilisti in fregola rigassero vernici e scassassero carrozzerie. A chi gli fece presente che forse sarebbe stato prioritario pensare ai suicidi, il presiniente rispose di non aver soldi. Quanti altri morti dobbiamo attendere ?

Altra questione che ci vede come giornale oggetto di forti reprimende, è l’aver raccontato della condanna a nove anni per pedofilia subita in Brasile da un prete della diocesi biellese che risulta qui da noi tuttora attivo in fatto di attività pastorale. Trovo sconcertanti e scandalosi i tentativi dei sepolcri imbiancati nostrani di nascondere una vicenda vera con argomentazioni che gridano vendetta a dio e agli uomini. Noi facciamo il nostro mestiere, e quando sbagliamo paghiamo. I preti facciano il loro, e se sbagliano paghino come ha più volte sottolineato il loro capo, l’ottimo Francesco.

Giuliano Ramella

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