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Strage Mottarone, nessun imputato chiede misure alternative

I legali di Perocchio hanno sollevato una eccezione

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Strage Mottarone, nessun imputato chiede misure alternative

Strage Mottarone, nessun imputato chiede misure alternative

Martedì si è tornati in aula in tribunale a Verbania per discutere dell’incidente alla funivia del Mottarone dove morirono 14 persone.

L’unica questione aperta, cioè una eccezione presentata in chiusura della precedente udienza dall’avvocato Salvatore Pino, uno dei difensori di Enrico Perocchio, il direttore di esercizio della funivia, è stata risolta in pochi minuti, con la decisione del Gup, che ha dichiarato il “non luogo a procedere”.

L’eccezione chiedeva in sostanza l’eliminazione dal fascicolo processuale dei verbali di “sommarie informazioni” che contengono le dichiarazioni rese ai Carabinieri di Stresa da due dipendenti della funivia, Fabrizio Coppi e Emanuele Rossi, subito dopo l’incidente. Coppi e Rossi avevano dichiarato a verbale di aver inserito i famosi “forchettoni” nell’impianto frenante della funivia . La tesi dei difensori di Perocchio – come ha spiegato ai cronisti l’avvocato Andrea Daprato – è che le dichiarazioni di chi è potenzialmente indagabile non possono essere utilizzate nel processo. La questione sarà definita entro la conclusione dell’udienza preliminare. Nessuno degli imputati invece ha avanzato richiesta di eventuali riti alternativi (patteggiamento o rito abbreviato).

 

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I fatti

L’incidente della funivia Stresa-Alpino-Mottarone è accaduto la mattina di domenica 23 maggio 2021 sulla funivia Stresa-Alpino-Mottarone, quando la fune traente dell’impianto ha ceduto, causando la caduta di una delle cabine in transito, al cui interno si trovavano quindici persone; quattordici di loro sono morte, mentre un bambino è rimasto gravemente ferito[2].

Verso le ore 12:30 di domenica 23 maggio 2021[1], la cabina numero 3 della funivia si stava apprestando a entrare nella stazione di monte in vetta al Mottarone, quando si è verificato un cedimento strutturale della fune traente. La cabina, dopo un brusco rimbalzo, è retrocessa a forte velocità, per poi sganciarsi dalla fune portante in corrispondenza di uno dei piloni del tracciato e schiantarsi al suolo, dopo una caduta di oltre 20 metri, in una zona boschiva lontana da strade carrabili, il che ha reso inizialmente difficile l’opera di soccorso[8][9][10][11][12].

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