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Se il burqa facesse la sua comparsa al Gorgomoro

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Giuro, al Gorgomoro, due burquini e neanche un pizzardone ad ammonirli. Alcuni burqa, mi dicono, hanno fatto la loro comparsa agli Orsi nel pieno delle polemiche transnazionali sulla proibizione dei costumi da bagno islamici (burkini = burqa + bikini) che impedirebbero l’identificazione delle bagnanti, un problema di ordine pubblico insomma. Diversa la questione per quanto riguarda il burqa, l’integrale, visione inquietante che spaventa i bambini, le mamme e la leganord che immaginano una santabarbara pronta a deflagrare sotto al frusciante catafalco.

Giuro, al Gorgomoro, due burquini e neanche un pizzardone ad ammonirli. Alcuni burqa, mi dicono, hanno fatto la loro comparsa agli Orsi nel pieno delle polemiche transnazionali sulla proibizione dei costumi da bagno islamici (burkini = burqa + bikini) che impedirebbero l’identificazione delle bagnanti, un problema di ordine pubblico insomma. Diversa la questione per quanto riguarda il burqa, l’integrale, visione inquietante che spaventa i bambini, le mamme e la leganord che immaginano una santabarbara pronta a deflagrare sotto al frusciante catafalco.

Credo che il burkini eserciti un potente richiamo erotico: sotto quei velari ciascuno può immaginare il giardino delle delizie di Allah, il Serraglio delle odalische, le promesse di Sherazade. In contrapposizione alle esibite nudità glabre, spesso sussultorie e ondulatorie, delle bagnanti d’altre fedi, con costumi sempre più ridotti, o assenti, che non lasciano spazio all’immaginazione, dove tutto è visibile, anche ciò che sarebbe meglio celare. Biella è nel mondo, nonostante i Biellesi , e mi auguro che l’ironia soprastante non costi, a me e al giornale, una fatwa.

Una fatwa tipo anatema per aver scherzato sulla nostra bella morettona di Oropa. Biella è nel mondo, e i Biellesi guardano anche con inquietudine agli arrivi di giovanottoni palestrati che si preparano a casa loro per venire a fare incetta delle nostre donne, del lavoro, delle case sfitte e delle baguettes di Eurospin.

A proposito dei quali palestrati, Edoardo Tagliani da Bangui, un posto in culo a giove africano con neri che più neri non si può, ha postato foto e testi che svelano il complotto del fitness migrante ai nostri danni. Scrive Tagliani a corredo della foto che riproduco: “Il tipo che cammina sulla lava, va a fare pipì. Poi torna in palestra a farsi i muscoli per venire a Biella: spingerà, in salita, a forza di braccia e gambe, sotto un sole da 42 gradi, la bici di legno carica di 150 chili di banane per 80 chilometri. guadagnerà tra gli 8 e i 12 dollari. PALESTRATO DI MERDA !!!!”. Con ciò confermando a Moscarola e alle sue verdi terga che è in atto un’invasione di apollinei migranti che delle nostre palestre si faranno un baffo che tanto c’hanno le loro. C’è qualcuno disponibile a farsi una settimana di fitness nelle formidabili strutture sportive del Centrafrica? Chiedere di Banana Joe.

 

giulianoramella@tiscali.it

 

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