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Rifiuti: non è ancora possibile controllare i conferimenti

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A gennaio con il debutto della Tariffa puntuale era stato promesso che i cittadini avrebbero potuto controllare la propria “produzione” di rifiuti attraverso internet, collegandosi con il cervellone di Seab. Aldilà delle statistiche, l’utente avrebbe avuto così la possibilità di tenere sott’occhio anche l’aspetto economico per evitare spiacevoli sorprese. Sono passati ormai tre mesi e mezzo ma la possibilità del controllo telematico rimane una bella utopia, il sistema infatti non è funzionante non perchè momentaneamente fuori uso ma per non essere ancora stato attivato. Dopo quasi tre mesi e mezzo.

A gennaio con il debutto della Tariffa puntuale era stato promesso che i cittadini avrebbero potuto controllare la propria “produzione” di rifiuti attraverso internet, collegandosi con il cervellone di Seab. Aldilà delle statistiche, l’utente avrebbe avuto così la possibilità di tenere sott’occhio anche l’aspetto economico per evitare spiacevoli sorprese. Sono passati ormai tre mesi e mezzo ma la possibilità del controllo telematico rimane una bella utopia, il sistema infatti non è funzionante non perchè momentaneamente fuori uso ma per non essere ancora stato attivato. Dopo quasi tre mesi e mezzo.

E’ quanto segnala un’utente che ha voluto “toccare con mano” la situazione, ottenendo una grande delusione.
«Prendendo spunto dalle promesse fatte dagli amministratori – spiega la diretta interessata – nei giorni scorsi ho provato a iscrivermi al sito della Seab per verificare la raccolta puntuale di casa. Immediatamente mi sono trovata davanti a pagine e pagine di  istruzioni, forse di più di quelle necessarie per accedere ai conti bancari, e già questo non mi sembrato un approccio facile. Ma lasciamo perdere e andiamo oltre».
Un “oltre” che però non ha portato la scrupolosa utente da nessuna parte.
«All’inizio – continua – richiedono un codice da reperire sul frontespizio della fattura ma prendendo il documento contabile mi sono immediatamente accorta che non compariva alcun numero. Allora prendo il telefono e decido di chiamare la sede Seab nella speranza di ottenere una risposta».

«L’impiegata – continua la testimonianza – a differenza di quanto era stato comunicato mi dice che allo stato attuale il codice sulla fattura non è presente ma verrà indicata sulla prossima. In attesa, la mia interlocutrice mi fornisce il numero richiesto, avvisandomi però che il sistema non è ancora operativo. Infatti, dopo aver compilato i moduli di iscrizione, introduco il mio codice personale ma non ottengo alcun risultato. Non sono dunque riuscita a ottenere nessuna informazione sul numero dei ritiri effettuati da gennaio, nè i relativi costi. Le uniche informazioni  sono stati i miei dati personali e quelli dell’immobile, che già conoscevo ovviamente. Punto e basta. Una cosa del genere può essere catalogata come un servizio utile? Mi auguro che il problema venga risolto al più presto anche perchè, al pari di migliaia e migliaia di altri utenti, vorrei cominciare ad avere un minimo sentore di quanto dovrò pagare. Grazie mille per l’attenzione».
Se da un punto di vista teorico, l’introduzione della Tariffa puntuale risponde a un criterio di equità (ognuno paga la quantità dei rifiuti che effettivamente produce) la sua applicazione sta creando una certa preoccupazione. In particolare il timore diffuso è che alla fine il tanto promesso risparmio economico rimarrà tale – ovvero una promessa – e la realtà dei numeri sarà molto difficile da digerire. Timori che stanno portando a comportamenti incivili, quali l’abbandono del pattume nei posti più impensabili. Comportamenti che hanno indotto la società di raccolta a mettere in campo ispettori dotati di videocamere per scoprire i trasgressori.

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