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«Qualcuno ha parlato di “avvelenamento”, ma non è vero: Emilio era felice non si sarebbe mai tolto la vita»

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COSSATO – «Nostro figlio era pieno di vita e aveva tantissimi progetti, ma un malore improvviso se l’è portato via».
A parlare sono Lorena e Bruno Chirico, mamma e papà di Emilio, il giovane medico biellese morto a soli 33 anni nella sua casa di Novara. Domani sarà passato un mese dalla sua improvvisa scomparsa e i genitori, insieme alla fidanzata Chiara, vogliono ricordarne la figura e le qualità umane e professionali. Innanzitutto smentendo alcune voci circolate nei giorni successivi alla sua morte, che ipotizzavano un gesto anticonservativo: «Qualcuno ha parlato di “avvelenamento”, ma non è vero: Emilio era felice e pieno di progetti, non si sarebbe mai tolto la vita. I farmaci trovati in casa erano semplicemente quelli che assumeva a causa di un’ernia alla schiena. La verità è che il suo cuore purtroppo ha ceduto all’improvviso».
Un cuore grande che, nonostante abbia smesso di battere troppo presto, gli ha permesso di fare del bene e realizzare tanti sogni nella sua breve esistenza. Cresciuto a Cossato, dopo il diploma al liceo scientifico tecnologico dell’Itis “Q. Sella” di Biella aveva intrapreso il difficile percorso per diventare medico, superando al primo colpo il test d’ingresso all’Università del Piemonte Orientale. Il suo sogno era diventare psichiatra e ormai era divenuto realtà: frequentava il secondo anno di specializzazione, gliene mancava ancora uno. Nel frattempo si divideva in quattro, tra lavoro, passioni e volontariato. Durante i primi terribili mesi della pandemia, aveva anche prestato servizio in un reparto Covid. Non si tirava mai indietro quando c’era da dare una mano.
«Ha sempre pensato agli altri, fino all’ultimo – lo ricordano i genitori -, abbiamo conosciuto persone che ci hanno detto “sono guarita perché vostro figlio ha trovato la soluzione”. Da genitori eravamo profondamente orgogliosi di lui, anche perché si è sempre conquistato tutto con il sudore della fronte. La nostra è una famiglia operaia, quindi certi traguardi non sono facili da raggiungere. Lui ha tribolato per farcela, ma ha sempre centrato i suoi obiettivi».
Era instancabile, Emilio. In questi anni aveva lavorato come medico di base, come medico di associazioni sportive, come insegnante nei corsi di primo soccorso, senza trascurare i turni in ospedale e l’attività di ricerca e studio. Di recente un suo articolo era stato pubblicato perfino su una rivista americana. Le sue giornate erano sempre piene, eppure trovava anche il tempo per il volontariato. Da quando viveva a Novara, ad esempio, si era avvicinato alla realtà della chiesa della Pellegrina, dove proprio quando è mancato sarebbe dovuto andare a restaurare una porta. Sì, perché Emilio Chirico non era bravo soltanto con la testa, ma anche con le mani: «Era molto portato per i lavori manuali – racconta papà Bruno -, era una dote innata. Nei suoi lavori riusciva ad abbinare funzionalità ed estetica, riusciva a fare quello che voleva e lo faceva bene».
Tutto sembrava dunque andare per il meglio, prima che un improvviso malore trasformasse il sogno in un incubo. A trovarlo è stata la fidanzata, anche lei medico. Emilio non le rispondeva al telefono, così si è preoccupata e l’ha raggiunto a casa. Quando lo ha trovato era ormai in fin di vita: ha chiamato il 118 e tentato disperatamente di rianimarlo con il massaggio cardiaco, ma purtroppo è stato tutto inutile. Commoventi le sue parole, in occasione del momento più triste, quello dell’addio, quando lo ha ricordato da quello stesso altare dal quale lui sognava di aspettarla per pronunciare il fatidico sì.
Tanti hanno voluto partecipare al suo funerale, una messa è stata fatta celebrare perfino in Sicilia. Un segno evidente di quanto fosse entrato nei cuori di molte persone. «Questa è una piccola consolazione – spiegano i genitori -, la consapevolezza che abbia vissuto solo 33 anni, ma che in questo poco tempo sia riuscito a fare tantissime cose e a farsi volere bene. Da giorni riceviamo innumerevoli attestati di stima, non solo per le sue doti professionali. Mi sono rimaste impresse le parole di una persona: “Vostro figlio mi ha insegnato ad essere gentile ed educato”. Per noi questo è un grande motivo di orgoglio».
Il dolore di mamma Lorena e papà Bruno è inimmaginabile, perché loro non hanno più un figlio, ma a perderci è stata tutta la società, privata di un ottimo medico e di una bella persona.

Nella foto Emilio in compagnia della fidanzata Chiara

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