Attualità
Piove, ambientalisti ladri
Gli sbiellati, la rubrica di Lele Ghisio
C’è da fare una rettifica al pezzo della scorsa settimana. O almeno rivedere il lemma popolare che dà per certo il ladrocinio di un governo legandolo all’atto del piovere, in una somma di maledizioni che ha sempre dato, storicamente, libero sfogo alla frustrazione di non poter decidere: l’ineluttabilità del potere. Come quella del clima, ineluttabile pure lui, ma dal quale, almeno, ci si può provare a difendere.
Al di là di biblici diluvi e glaciazioni da brivido, di cui non abbiamo memoria documentaria o dovremmo ricorrere a complessi carotaggi per toccare con mano, l’uomo ha sempre cercato di metterci una pezza. O andando a vivere da un’altra parte, e di qui le migrazioni, oppure tentando di addomesticare la natura là dov’era possibile farlo. Anche con qualche delirio d’onnipotenza. Gli antichi egizi sfruttarono artigianalmente, per agricoltura e caccia, le piene del Nilo; gli egizi moderni costruirono la diga di Assuan, così per dire.
Comunque ogni civiltà si sviluppava lungo i fiumi per necessità. Noi, ci abbiamo pescato e lavato i panni. Poi abbiamo cominciato a tingerli per vedere l’effetto che fa vederli di un colore diverso ogni giorno, oltre a riversarci dentro ogni rifiuto che siamo stati in grado di produrre con la nascita della società del consumo (è sulle loro sponde che fino agli anni ’70 del secolo scorso erano allocate le discariche pubbliche). E non ci abbiamo più pescato né lavato i panni: le nostre priorità erano altre, mentre quelle del fiume rimanevano le stesse e ce ne siamo accorti col passare del tempo e qualche ragionamento in più.
Piove, ambientalisti ladri? Non credo: ci stavamo avvelenando la vita. Eppure a ribaltare il ragionamento, sbiellando da top player, ci ha pensato il nostro concittadino al vertice della piramide amministrativa accusando gli ambientalisti che, così come lui crede e dichiara ai microfoni di Radio24, vivono nei loft al ventesimo piano di un grattacielo. Quindi il disastro in Emilia Romagna è figlio dei no delle associazioni ambientaliste che impediscono la realizzazione di opere necessarie a mitigare situazioni disastrose.
Curiosa modalità per rivoltare la frittata, si direbbe, per un governo che ha appena dichiarato di non saper spendere i soldi del Pnrr destinati in parte anche a sanare le criticità del dissesto idrogeologico. Secondo voi chi avrebbe maggiormente potuto incidere, nell’arco del tempo, sulla realizzazione o meno delle opere necessarie: un attuale ministro già stato vice sindaco e assessore a Biella, consigliere regionale, vicepresidente e assessore della Regione Piemonte, due volte senatore e una volta deputato, oppure gli ambientalisti da salotto?
Messa così è un po’ come dare la caccia ai poteri forti per ogni scemenza e magari anche a qualche scia chimica. Il potere di fare o disfare, di assumere decisioni a favore di ambiente o di consumo di suolo è da sempre in mano agli amministratori e non agli ambientalisti che, in qualche caso, vi si oppongono con i mezzi che hanno a disposizione. Mai che chi ha amministrato in passato dia segno di una qualche assunzione di responsabilità, anche solo per affermare d’aver sbagliato in buona fede piuttosto che per ingenua irresponsabilità, quando non interessata responsabilità. Certo una responsabilità che dovrebbe essere amministrativa, ma pure sociale e personale; cosa di cui ci dimentichiamo spesso puntando il dito sempre contro altri e mai contro noi stessi.
In Italia si registra una copertura artificiale del suolo (che impedisce l’assorbimento e il deflusso delle acque piovane e di eventuali esondazioni) pari al 7,13% contro una media dei Paesi europei del 4,2%; il 94% del territorio nazionale è a rischio idrogeologico. Sono dati che si evincono dal “Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischio associati” redatto dall’Ispra, l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, un organismo pubblico a controllo ministeriale, mica un portavoce di istanze ambientaliste.
In un passato non ancora così devastato dal consumo di suolo e dalla cementificazione, gli argini e la canalizzazione delle acque erano manutenuti da una popolazione legata al lavoro agricolo e alle sue criticità. Il cambio generazionale ed economico ha fatto sì che questa residua responsabilità individuale si estinguesse e nessuno se ne occupasse più. La crisi economica del 2007/2008 e il conseguente patto di stabilità degli enti locali ha poi fatto sì che la voce di bilancio destinata alla ordinaria manutenzione fosse sacrificata a esigenze politico-amministrative diverse, che tanto qualche santo sarà: quel che importa è il breve termine.
Poi certo: il cambiamento climatico non esiste e il vero problema sono gli ambientalisti con le loro vernici lavabili, quando in realtà senza di loro e un’alluvione coi suoi morti non staremmo neanche qui a parlarne.
Lele Ghisio
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
Ardmando
30 Maggio 2023 at 12:02
Gli “ambientalisti” con le vernici sono solo ecoterroristi e come tali vanno considerati. Il problema del “cambiamento” climatico è largamente esagerato per interessi economici, senza considerare il fatto che gli “ambientalisti” fanno la paternale unicamente a nazioni dell’Unione Europea o agli Stati Uniti, ma nessuno che punti mai il dito contro India e Cina per esempio, che da sole sono responsabili della maggior parte dell’inquinamento a livello globale. Andate a fare gli splendidi in quei paesi, andate ad imbrattare i loro monumenti e poi vediamo se e come tornate a casa. Qui viviamo di restrizioni “ecologiste” sempre più prive di senso per “combattere” un fenomeno perfettamente naturale e ciclico, mentre si permette ad India e Cina e un sacco di altri paesi che stanno emergendo, di fare un po’ quello che vogliono. E indovinate quali sono le nazioni che vengono “massacrate” in tal senso? Quelle più virtuose.
Stefano baroni
1 Giugno 2023 at 12:09
Buon giorno hai ragione purtroppo i sinistri e ambientalisti escono adesso con il governo di destra fino ad ora non hanno detto niente come mai