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Pioggia, sesso e fiera di maggio

Gli sbiellati, la rubrica di Lele Ghisio

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Fonzarelli di provincia

Piove, governo ladro. L’espressione ha ormai perso per strada il punto esclamativo e la sua enfasi, visto che da quando nacque in qua si è sarcasticamente adattata a governi d’ogni colore e di qualsiasi fatta. Oggi potremmo tornare a usarlo non tanto per porre l’accento sulle cleptomanie istituzionali, quanto per il semplice fatto che piova.

In un territorio come il nostro, frustrato storicamente dalla percentuale di giorni di pioggia rispetto a quelli di sole e avvezzo alla lamentatio a prescindere, queste siccità contemporanee si sono rivelate novello tema della conversazione frivola e senza impegno: più che del cambiamento climatico, siamo dispiaciuti di non poter confermare, a ogni primavera, che l’avvento delle giostre in città – ormai relegate alla periferia come carcere e Città Studi, e chissà se questo insieme è frutto della casualità oppure sintomo di qualcosa da decifrare – coincida con una copiosa piovosità.

Ci dividiamo quindi tra il conforto di un apparente ritorno alla nostra peculiare normalità e il lamento nei confronti di una mezza stagione che dichiaravamo scomparsa da tempo. Dispiace, come sempre, per bimbi e giostrai, ma a questo giro ci tocca fare buon viso a cattivo gioco per la sociale necessità idrica e per continuare a innaffiare l’orticello, pratica che ci sta maggiormente a cuore. Riflettendoci a posteriori, è probabile che in passato il nostro definirci la “Manchester d’Italia” fosse più per il clima assimilabile che per altro.

Elucubrazioni, niente più. Fatto sta che sui selciati della città, tra una pioggia e una schiarita, è apparsa una curiosa scritta colorata. A prima svista poteva sembrare l’opera di qualche writer ispirato e vagabondo. Invece. Invece, qualcuno armato di vernice e stencil, si presume nottetempo, ha provveduto, anche a Biella ma mica solo, a dare vita a un’inedita campagna promozionale: meme spiaccicati al suolo in luogo di quelli che quotidianamente ci spammiamo a vicenda nelle chat di messaggistica o su obsoleti profili Facebook.

La visione periferica del fenomeno, mal si conciliava coi due passi in più che avrei dovuto fare per leggere il claim durante l’attraversamento di una piazza, ma la più classica e contemporanea contaminazione dei linguaggi me lo ha sparato in faccia attraverso il post di una testata locale, stimolato dalla lettera di protesta di un lettore. Missione compiuta, quella del marketing. Il messaggio promozionale, invero intriso di gentile doppio senso, era corredato da logo dell’impresa e un invito a visitarne il sito web attraverso la lettura di un Qr code.

Per farla breve, che il diritto alla suspense è ormai scaduto, il messaggio “Grazie per essere venuto!” indirizzava direttamente a un sito di recensioni di escort. Altrimenti definite “accompagnatrici” dal sito in questione, anche se nella realtà meno virtuale, e ancor meno virtuosa, non accompagnano da nessuna parte. Anzi, sono i clienti ad andare direttamente a casa loro. Mi è scappato un sorriso e quasi mi spiace che tutta questa pioggia, ripulendo il selciato, si porti via i messaggi che mi restano da leggere. Piove, governo ladro. Ma la campagna promozionale ha funzionato, se stiamo qui a scriverne e a leggerne.

Al di là di ogni moralistica osservazione, resta il fatto che la prostituzione in sé non è reato e l’indignazione non può far altro che aggrapparsi all’eventuale imbrattamento del suolo, con buona pace dei doppi sensi e dell’ironia spicciola. Il sesso in provincia, comunque sia declinato, solletica sempre una morbosa pruderie. Anche se i tempi sono cambiati, eccome.

Cambiati da quando non apparivano scritte spiritose sul selciato, ma la prostituzione era qualcosa di ben visibile agli angoli del centro città. Di quando “dietro l’Ospedale” scesa la sera, piovesse o no, si parcheggiavano vistose bionde con il Sulky. O di quando viale Macallè era sinonimo di strada del vizio, e via Lamarmora di quella del vizietto. Immagini da rubricare alla voce “pagine di folclore locale”, senza nostalgie prive di senso.

Ora Internet, cellulari e case più o meno chiuse hanno cambiato il mercato e la prostituzione si è colorata di ulteriori sfumature di gusto e approccio, anche dal punto di vista della morale corrente. La polvere sotto al tappeto non ha mai fatto bene al settore, perché è chiaro che negli anfratti più bui restano ancora da risolvere tratta e sfruttamento, ma il fatto che prostituirsi sia possibile farlo per libera scelta personale è adesso accettato con qualche residuo pudore, anche se resiste un’ostinata condanna morale. Ha quindi poco senso indignarsi per una campagna promozionale efficace e sbarazzina, quando ne avrebbe ben di più indignarsi quando piove e il governo è ladro davvero. Spiace per la Fiera.

Lele Ghisio

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1 Commento

1 Commento

  1. Pier Giovanni Malanotte

    25 Maggio 2023 at 16:07

    Almeno nell’appartamento non piove.
    Qualche cosa è cambiata a Biella; o no ?

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