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Noi siamo la memoria che abbiamo

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Tanti soldi, poca sanità

Villa Schneider è una palazzina nel centro di Biella. Molti di noi la vedono distrattamente passando in macchina, mentre pochi sanno che custodisce un frammento doloroso del nostro passato. E’ stata una “Villa Triste” utilizzata, nella seconda parte dell’ultimo conflitto mondiale, come quartier generale delle famigerate SS per torturare gli oppositori del regime.

Nei primi anni del 2000, quando ero assessore alla cultura del Comune di Biella, decidemmo insieme a Susta di raccogliere le testimonianze dei superstiti, grazie ai quali era stata trascritta la storia orale, che altrimenti avrebbe rischiato di trasformarsi in leggenda metropolitana facendo scivolare nell’oblìo le urla delle vittime che si sentivano fin sulla strada.

La storia di Villa Schneider venne immortalata in una mostra permanente, frutto di una ricerca storica degli studenti della Consulta provinciale coordinati dai prof. Vaudano e Pozzato in collaborazione con l’istituto per la storia della Resistenza. Tutto il personale dell’assessorato si dedicò al progetto.

L’allestimento venne curato da Gigi Piana, che rafforzò gli elementi storici con immagini e suoni per creare un percorso emozionale di un passato che riuscimmo a far rivivere negli uffici dell’assessorato alla cultura.

Negli anni successivi, tuttavia, la mostra è stata relegata in un angolo, i supporti digitali che fungevano da amplificatori storici sono spariti e sul luogo si è posata una coltre di indifferenza. Oggi solo grazie ai volontari dell’Anpi è possibile visitare su prenotazione quanto è rimasto dopo vent’anni.

Basterebbero pochi soldi per riattivare il museo, ma servirebbe soprattutto la volontà di dare un futuro al nostro passato.

Ho proposto al sindaco Corradino di lanciare un crowdfunding per riacquistare una dotazione minima di dispositivi elettronici. Gigi Piana, grazie al quale sono state conservate le registrazioni delle interviste ai superstiti, ha confermato la propria disponibilità a ripristinare il vecchio allestimento.

Se terminate le celebrazioni del giorno della memoria, torniamo a farci avvolgere dalla sciatteria dell’indifferenza e della distrazione significa che non abbiamo appreso nulla dalla storia. Jose’ Saramago scriveva: ”Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.

Vittorio Barazzotto

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