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“Non vogliamo un centro d’accoglienza a Villa Cernigliaro”

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Rifugiati a Villa Cernigliaro? Non in questo modo. Il sindaco di Sordevolo è categorico sull’eventualità che alcuni richiedenti asilo vengano ospitati in un’ala della celebre dimora storica – nello specifico, nelle stanze in passato riservate ai domestici -, ma non tanto per un principio, quanto per questioni d’opportunità e per le modalità.

Rifugiati a Villa Cernigliaro? Non in questo modo. Il sindaco di Sordevolo è categorico sull’eventualità che alcuni richiedenti asilo vengano ospitati in un’ala della celebre dimora storica – nello specifico, nelle stanze in passato riservate ai domestici e oggi utilizzate come ostello -, ma non tanto per un principio, quanto per questioni d’opportunità e per le modalità.

“Sia chiaro – premette Riccardo Lunardon – che noi non siamo affatto contrari all’accoglienza in generale nel nostro Comune. Noi non vogliamo i Cas”.

I Cas sono i “centri d’accoglienza straordinaria”, strutture nelle quali vengono ospitati più migranti tutti insieme. A Sordevolo, vista la disponibilità dei proprietari della villa ad affittare a una cooperativa un’area in cui possono vivere una decina di persone, potrebbe invece venire a crearsi proprio una situazione di questo tipo.

“Non vogliamo i Cas in paese – ripete senza mezzi termini Lunardon -, abbiamo già visto a Occhieppo che non sempre funzionano, ma questo non significa che non intendiamo fare la nostra parte. Non a caso la nostra è la prima Unione montana piemontese, e credo sia anche tra le prime in Italia, ad aver sviluppato un progetto Sprar: ciascun Comune della valle si impegna a farsi carico di 5 o 6 migranti in maniera “diffusa”. Pochi, suddivisi e ospitati in più posti. Così è possibile accogliere le persone in una certa maniera e farle crescere e inserire davvero nella comunità, limitando al minimo le difficoltà da una parte e dall’altra. In un contesto del genere, che sarà operativo da settembre, i Cas non sono ammissibili. Non lo dico io, ma l’accordo tra Anci e Stato: nei territori dei Comuni che si impegnano in progetti di accoglienza diffusa non possono essere imposti Cas”.

Prima della partenza concreta del progetto Sprar, tuttavia, in teoria non ci sono vincoli di questo tipo.

Lunardon non ha gradito che l’amministrazione comunale non sia stata in alcun modo coinvolta: “Abbiamo saputo tutto dai giornali – ribadisce -, la proprietà della villa non ha minimamente dialogato con noi su una questione così delicata. Se lo avesse fatto, avremmo spiegato le ragioni della nostra contrarietà e magari trovato soluzioni alternative. È un peccato che sia stata fatta un’operazione del genere senza interpellarci, soprattutto alla luce del fatto che abbiamo sempre cercato di collaborare e andare incontro alle loro esigenze”.

I proprietari della villa, invece, sottolineano come un privato non sia tenuto a comunicare al sindaco quando decide di affittare una sua proprietà. Come nel caso dei locali concessi alla cooperativa che si occupa d’accoglienza.

Al momento comunque la partita è ancora tutta aperta. Ieri la Prefettura ha effettuato un primo sopralluogo per valutare l’idoneità dell’immobile a ospitare richiedenti asilo: “Aspetteremo il giudizio della Prefettura per vedere se il sito sai idoneo oppure no. Siamo sereni – conclude il primo cittadino -. Quando avremo delle risposte e delle certezze, faremo le nostre valutazioni magari confrontandoci con i proprietari della villa. Fermo restando che in nessun caso vogliamo un Cas in paese”.

Appare abbastanza evidente che il sindaco non sia disposto a cedere. Non sembra essere un caso – ma anzi un segnale ben preciso – il fatto che nella giornata di ieri l’amministrazione abbia chiuso il parcheggio “della Passione” (riaperto oggi) che si trova di fronte a Villa Cernigliaro ed è privato, ma gestito proprio dal Comune.

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