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Mollare tutto e andare a vivere in Nuova Zelanda

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Mollare tutto per trasferirsi dall’altra parte del mondo. In un posto dove non mancano il lavoro e le opportunità di costruirsi una vita agiata in un luogo incantevole, lontano dallo stress e dalla routine. 

Mollare tutto per trasferirsi dall’altra parte del mondo. In un posto dove non mancano il lavoro e le opportunità di costruirsi una vita agiata in un luogo incantevole, lontano dallo stress e dalla routine. Chi nella vita non ha pensato almeno una volta di compiere una scelta così radicale. Ci sono però mille impedimenti che fanno sì che i piedi restino ancorati saldamente al terreno, quello dove si è nati e vissuti per tanti anni. Nei giorni scorsi sul sito del nostro giornale è stata pubblicata la notizia di un’offerta di posti di lavoro in Nuova Zelanda, e visto il successo di “mi piace” ottenuti, e il numero di commenti di persone interessate, devono essere in molti a sognare una vita migliore da quella che c’è qui a Biella.
In pratica a Kaitangata, un villaggio di 800 abitanti che si trova nel sud della Nuova Zelanda il tasso di disoccupazione è pari a zero. Qui è richiesta manodopera. Persone che vogliano lavorare nella filiera della trasformazione lattiero-casearia e del congelamento. Per attirare persone è stato proposto un super incentivo, un ampio terreno e una casa a circa 150mila euro per ogni nucleo familiare che accetterà di tralocare a Kaitangata. Si stima che siano mille i posti di lavoro immediatamente disponibili. Inutile dire che sono state tantissime le candidature da tutto il mondo.
E allora abbiamo voluto chiedere ad una biellese che da alcuni anni si è trasferita in Nuova Zelanda, Monica Cugnolio, com’è la vita dall’altra parte del mondo e come è possibile che posti come questi fatichino a trovare persone interessate a trasferirsi.
“L’appello lanciato da Kaitangata – spiega Monica – mi sembra sia apparso solo su siti italiani e in poco tempo rimbalzata fino a noi, italiani in Nuova Zelanda. Non è una storia campata in aria.
Alcune comunità rurali faticano a rimpiazzare posizioni di lavoro lasciate libere o incrementarle. Tempo fa ho letto che a Tokoroa, cittadina con 13000 abitanti, a un’ora da Hamilton dove sto io, non riuscivano a trovare un medico disposto a trasferirsi. Quello/i che c’erano non bastavano ma nonostante l’ottimo stipendio offerto non trovavano nessuno”.
Opportunità di lavoro quindi ce ne sono. Ben di più rispetto che da noi dove i giovani faticano a trovare una semplice occupazione anche per brevi periodi di tempo.
“Ci saranno di sicuro altre situazioni simili in Nuova Zelanda – prosegue la giovane biellese che ha scelto di costruirsi il futuro dall’altra parte del mondo – ma per ora posizioni di lavoro in questi posti non sono un’attrattiva. Anche perché spesso comunque sono posizioni minori, a parte il medico, o lavori stagionali senza grossa possibilità di carriera. Si tratterebbe di vivere in una piccola comunità isolata e la gente al giorno d’oggi non ce la può fare. Anche solo un’ora di distanza da una città grande sembra comunque un’eternità. Le scuole, soprattutto le superiori, sono distanti. Vita sociale limitata. In questi posti, comunque bellissimi, ci nasci e scegli di viverci ma trasferirsi é dura. Capisco però che un articolo del genere colpisca molti italiani che vedono, o sognano, una vita migliore e la vedono come un’opportunità che la gente del luogo snobba. E di sicuro lo è ma bisogna fare i conti con la realtà e le prospettive future”.
Monica Cugnolio si è trasferita insieme al marito, Andrea Baldin, anche lui biellese.
“La nostra scelta è stata ben ponderata, – spiega – non siamo andati all’arrembaggio sperando che andasse tutto bene. Le valutazioni da fare sono tante prima di trasferirsi all’estero. Prima di tutto serve volontà e impegno e un articolo su un giornale può essere un incentivo per iniziare a guardare e capire cosa succede oltre casa. Noi siamo contenti e soddisfatti, viviamo in un paese grande come l’Italia ma con un milione e mezzo di abitanti… ecco perchè vivere fuori dalle quattro principali città è una bella sfida tra se stessi… e i 40 milioni di pecore”.

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