Attualità
L’antico cedro dell’Himalaya dei giardini Zumaglini sta morendo – FOTOGALLERY
Fu piantato 150 anni fa
L’antico cedro dell’Himalaya dei giardini Zumaglini sta morendo? Una domanda che in molti si sono posti, soprattutto da quando l’area intorno alla maestosa pianta è stata transennata con delle bindelle e molti dei suoi rami giacciono a terra ormai da settimane.
«Stiamo aspettando il parere di un agronomo – spiega l’assessore Gigliola Topazzo tra le cui deleghe rientrano anche Parchi e Giardini – per capire come procedere. Inoltre, è una pianta iscritta nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia, tutelato dalla soprintendenza, quindi sono diversi gli enti con cui dobbiamo interfacciarci prima di prendere qualsiasi tipo di decisione. Per ora abbiamo messo in sicurezza l’area».
E proprio per cercare di comprendere quale sarà il destino di questo cedro che, da quasi 150 anni con le sue meravigliose fronde è il cuore verde della nostra città, abbiamo chiesto chiarimenti all’agronomo Andrea Polidori, uno dei massimi esperti della vita e della storia delle piante dei giardini Zumaglini. Fu proprio lui che circa tre anni fa si occupò del sistema di tiranti per la messa in sicurezza dell’albero in questione.
«Stiamo parlando di uno dei primi esemplari che furono piantati negli anni a ridosso dell’inaugurazione del parco, che avvenne nel 1876 – spiega il dottor Polidori – . Immaginando che al momento della posa potesse avere già 5 anni si tratta di una pianta di 150 anni almeno. Bisogna inoltre considerare che stiamo parlando di un albero originario dell’Himalaya, che si è poi diffuso in paesi come Pakistan, India, Tibet e solo nel XIX secolo è arrivato in Europa. Il cambio di habitat sicuramente ha influenzato il suo ciclo vita. Per capirci, una sequoia in California, nel suo ambiente, può vivere anche mille anni, da noi non potrà mai arrivare a questo traguardo».
«Per i biellesi – prosegue l’agronomo – è una fortuna immensa poter ammirare un esemplare fra i primi ad essere stato importato in Italia e scoprire come si è adattato al nostro clima. Tuttavia tornando al “suo stato di salute”, già tre anni fa ho avuto modo di analizzarlo e proprio in quella occasione fu deciso di mettere dei tiranti in cima per una questione di sicurezza. Il nostro cedro è in una fase di senescenza dovuta all’età, un processo naturale: è già verso fine ciclo di vita».
«Non si può, ovviamente stabilire con precisione quanto tempo ci vorrà – conclude Polidori – . Quello che possiamo e dobbiamo fare adesso e “accompagnare” l’albero in questa fase, che vuol dire investire tempo e risorse. Ci sono appositi bandi per preservare gli esemplari monumentali come il nostro a cui il comune potrebbe aderire per reperire fondi. Va fatto un monitoraggio puntuale, che significa mandare persone in quota a controllare la situazione con cadenza puntuale piuttosto che provvedere ad una regolare potatura. Sono piante che vanno gestite. Per quanto concerne la sicurezza poi, si dovrebbe delimitare il passaggio nella zona circostante il cedro. E’ vero che in quella parte di giardino c’è un vialetto di passaggio che verrebbe interrotto, ma almeno con eventi atmosferici avversi, pioggia, neve o vento è una precauzione in più che andrebbe presa».
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