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La Biella che non c’è

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BIELLA – A guardare il cielo in questi giorni a Biella, si stenta a credere che il virus sia ancora in circolazione, soprattutto in Piemonte, mentre altre regioni con una gestione migliore, sono riuscite a contenerlo. Le file composte davanti alle gelaterie e ai caffè rappresentano il bisogno di normalità e possiamo supporre che la prossima estate non ci porterà tanto lontani dalle nostre case.

Riscopriremo il nostro territorio, un po’ bistrattato e dimenticato, eppure straordinario; la Conca di Oropa, ad esempio, che la giunta regionale di cui feci parte, sostenne con un progetto di studio per mitigare i segni dell’abbandono, dell’incuria e promuovere la funivia per spingerci sino alla cabinovia del Camino per godere di un panorama unico, ancora poco valorizzato.

Ritorneremo a passeggiare in una città più trascurata rispetto a qualche anno fa: i lampioni spenti di molte vie non ci invoglieranno ad una passeggiata serale, i cantieri aperti non saranno un incentivo al rilancio del commercio, così come i marciapiedi maltenuti, i parcheggi disordinati e le piste ciclabili rimosse dalle ruspe di assessori bizzarri che ora invocano il bonus bicicletta. Biella ha bisogno di un’iniezione culturale, non ideologica, ma di civiltà.

Partendo dall’approccio comunicativo negli avvisi ai cittadini riguardo la programmazione dei lavori pubblici e, nella sostanza, con una pennellata di luci, di colori, di fiori per renderla accogliente, impreziosendola con eventi culturali, che la stagione estiva consente di organizzare con tutte le misure di distanziamento.

Quest’anno saremo noi stessi i primi fruitori della città, che rappresenterà per molti biellesi l’unica meta turistica raggiungibile. Il Comune dovrebbe riappropriarsi delle sue funzioni di coordinamento e di indirizzo su turismo e cultura, ma temo che abbia abdicato ai privati questa funzione istituzionale. Possiamo promettere idee straordinarie o finanziare gli esperti del momento, ma come disse anni fa Roberto Ruozi, se il primo a non credere nel turismo è l’indigeno, il turismo non ha alcuna prospettiva di sviluppo. Solo così questa crisi, anziché rappresentare un declino, potrebbe trasformarsi in opportunità e in una svolta epocale per il biellese.
Vittorio Barazzotto

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