Seguici su

Attualità

«Il Cammino di Oropa ha un potenziale enorme, ma Biella è così isolata che mi sentivo come in Sicilia…»

Il palermitano Alberto Lembo racconta l’esperienza: «Percorso curato e accessibile a tutti. Peccato solo per i trasporti»

Pubblicato

il

«Il cammino di Oropa? E’ stata una bella esperienza, credo abbia un potenziale enorme». Parola di Alberto Lembo, 42 anni, da Palermo a Biella per affrontare a piedi il percorso che da Santhià conduce al Santuario, sempre più gettonato tra i pellegrini italiani e non solo. In occasione del ponte del 25 aprile, ha visitato il nostro territorio in una full immersion di tre giorni (ha scelto di affrontare il tragitto in tre tappe anziché le canoniche quattro). Al termine del viaggio, gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza, valutando pregi e difetti.

Partiamo dall’inizio, come hai scoperto l’esistenza del cammino?
Seguendo le pagine dedicate all’argomento. Ho visto che veniva citato spesso e ho deciso di approfondire. Ho scoperto che ne parlavano anche sulla guida Terre di Mezzo, ho iniziato a raccogliere informazioni e ho capito che si trattava di un cammino serio. Quindi ho deciso di provare.

Quindi non era il tuo primo cammino.
No, ne ho già affrontati una ventina, in Italia e all’estero. Ho fatto anche quello di Santiago, scrivilo, perché per buona parte degli appassionati è discriminante: puoi essere stato anche sull’Himalaya, ma se ti manca Santiago non sei “nessuno” (ride, ndr).

Per raggiungere Oropa ci sono più opzioni, tu quale hai scelto?
Ho fatto un percorso di tre giorni. La prima tappa era da Santhià a Magnano, poi Magnano-Sordevolo e infine da Sordevolo a Oropa. Una settantina di chilometri in tutto.

Quali sono state le tue impressioni?
Avendo tanti cammini alle spalle, ti accorgi quando dietro c’è un’associazione che lavora bene. Ed è proprio il caso di quella di Oropa, Movimento Lento. Sono stati efficienti e disponibili, io ho solo dovuto comunicare le date e loro mi hanno prenotato ostelli e alberghi, aiutandomi anche nella scelta del percorso più adatto. Soprattutto per le persone meno pratiche, questi sono aspetti fondamentali. Inoltre camminando lungo i sentieri si vede che sono curati, te ne accorgi dai dettagli, come il fogliame rimosso e le sterpaglie tagliate. Non c’è segno di trascuratezza ed è positivo anche per la salute stessa dei boschi. Tante piccole cose, dai punti di ristoro alla cassetta della posta degli elfi, che ti fanno percepire che dietro ci sono persone che si impegnano con dedizione.

Tra i luoghi e i paesaggi incontrati, quali sono quelli che hai apprezzato di più?
Roppolo è stato senza dubbio tra i posti che mi hanno colpito maggiormente, perché è bello il mix di lago e montagna sullo sfondo, con il castello a impreziosire la vista. Poi ovviamente l’arrivo a Oropa dopo tanta fatica, il colpo d’occhio con la basilica in fondo è davvero suggestivo. In generale mi è piaciuta la Valle Elvo, anche se ho letto che è zona di cercatori d’oro e invece non ho trovato nemmeno una pepita (ride di nuovo, ndr).

Aspetti sui quali bisogna ancora lavorare?
Mi sembra che alcune persone del posto siano poco propense all’accoglienza dei pellegrini, probabilmente non sono ancora entrate nel giusto spirito. Si vede che è un cammino giovane, nei paesini forse ci vuole un po’ per abituarsi. Per fare un esempio banale, può capitare di entrare in un bar e sentire chi si lamenta perché “che barba tutta ‘sta gente”. Ci vuole solo un po’ di visione, anche perché storicamente attorno alla figura del pellegrino di solito c’è una sorta di sacralità. Insomma, non siamo turisti che salgono su in moto per venire a fare l’aperitivo.

Cosa invece merita proprio la bocciatura?
Nessun dubbio: trasporti e collegamenti. Biella sembra distante da tutto. La cosa più complicata, nell’organizzazione di questi tre giorni, è stata capire come riuscire ad arrivare entro la sera a Malpensa concludendo il cammino a Oropa nella tarda mattinata. Però sono siciliano, quindi diciamo che le carenze dei trasporti mi hanno fatto sentire un po’ a casa. Battute a parte, giusto per fare un paio di esempi: se fai la Via degli Dei da Bologna a Firenze, quando arrivi hai aeroporto e Frecciarossa. Se fai da Bari a Matera, c’è un diretto che in un’ora ti riporta al punto di partenza.

Al netto della scomodità per gli spostamenti: il bilancio è positivo o negativo?
Assolutamente positivo. Questo cammino è tracciato bene e ha un potenziale di sviluppo enorme, anche perché non è particolarmente complesso o faticoso, quindi possono affrontarlo un po’ tutti, anche chi è più in là con gli anni. Secondo me può tranquillamente arrivare ad avere i numeri della Via degli Dei. Durante il percorso ho visto diverse case abbandonate, un segno del calo della popolazione. Ecco, continuare a puntare su questo cammino può diventare anche un’opportunità economica per riportare persone a vivere e lavorare nelle valli. Si può creare un indotto, anche se ovviamente deve essere etico. Anche la possibilità di scegliere opzioni più lunghe, magari proseguendo verso la Valle d’Aosta o la Valsesia, è un valore aggiunto per chi magari ha più giorni a disposizione.

Prima di salutarci, lasciaci un suggerimento.
Un suggerimento? Ho visto tante lapidi sulla Resistenza durante il percorso. Non avevo idea che questa fosse una zona di partigiani. Ecco, questo aspetto potrebbe essere sviluppato e approfondito di più, valorizzato. Un po’ come hanno fatto tra Piemonte e Liguria, in Val Borbera, dove proprio sui percorsi dei partigiani hanno creato il “Cammino dei ribelli”.

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook

6 Commenti

1 Commento

  1. Vincenzo

    8 Maggio 2023 at 10:28

    Condivido tutto a pieno.Non sono un camminatore come il mio conterraneo, però ho apprezzato il suo commento. Anche io ho avuto modo di visitare il santuario di “Oropa”, ma sono andato con la macchina e con mia figlia che è insegnante. È molto bello da visitare è oggi tengo un ricordo che evoca un senso di pace unico, fuori da ogni contesto. Le persone del luogo, i biellesi hanno come tante altre una loro cultura un modo di essere che difficilmente puoi modificare e neanche provare a giudicare. A me sono parse molto riservate, poco propense forse al dialogo ma mai eccessivamente passionali come ad esempio noi del sud, ma comunque sia, sempre gentili. Bisogna accettare e condividere. Anch’io non sapevo fino a che non ne sono venuto a conoscenza dei luoghi e i tanti teatri delle lotte partigiane. Posti che appartengono a un passato costellato di eventi tragici e che meritano soprattutto per i morti e poi per i loro discendenti, profondo rispetto. Da qui sicuramente, si basa e affonda la loro riservatezza.

    • leonardo giorgi

      8 Maggio 2023 at 21:06

      sono stato sul cammino di Oropa dal 20 al 23 aprile. sarà che sono del nord e dunque abituato alla spigolosità della nostra popolazione ma al netto di questa considerazione, le poche persone che ho incontrato mi hanno sempre salutato con affetto e in alcuni casi chiedendomi informazioni sul mio percorso e la mia provenienza. ho camminato quattro giorni con calma attraversando borghi spopolati a volte senza incontrare anima viva, cosa che ho considerato come un valore aggiunto, considerato che vivo nella popolosa e caotica Brianza. sui trasporti, soprattutto per chi viene dalla Sicilia, sarebbe meglio un briciolo di umiltà. Biella è collegata al santuario col trasporto pubblico urbano con corse ogni ora che ti lasciano sul piazzale della stazione Fs con coincidenze sui treni per Novara e da lì a Milano con ogni possibilità di collegamento..
      nel mio pellegrinaggio ad esempio ho fatto a piedi i cinque km che separano il mio paesino dalla stazione Fs e da lì con un cambio a Milano Centrale sono arrivato a Santhià. punto di partenza.. allo stesso modo al ritorno, da casa a casa senza altro motore che il treno o le mie gambe..
      Una bellissima esperienza che non vedo l’ora di replicare su altri cammini. in Italia e fuori.

  2. Ugo Borrione

    8 Maggio 2023 at 20:55

    Bella intervista, condivido pienamente ciò che dice questo signore. Peccato non abbia fatto il percorso che passa dal Santuario di Graglia, secondo me posto bellissimo in una valle molto aperta.

  3. Laura

    9 Maggio 2023 at 10:35

    Buongiorno, leggere questi commenti mi ha riempito di gioia, son bieleisa😊e Oropa è il nostro monte, le nostre radici, vero, siamo persone riservate non perché ce la tiriamo,ma perché siam sempre stati lavoratori (una volta 😔), venite a vedere le nostre bellezze, la Valle Cervo, Burcina, Santuario di Graglia, solo per citarne alcune. Grazie a Voi

  4. Alberto

    9 Maggio 2023 at 13:14

    il problema è un realtà lo stato in cui versa oropa.
    Ma qlcuno vede in quale abbandono versa?
    Bagni abbandonati e chiusi, aree picnic in stato indecoroso con chiodi in vista, ponti per accedere alle passeggiate chiusi, bar chiusi,ristoranti chiusi, funivie chiuse, cappelle e chiese cadenti con muri scrostati….immondizia in giro….che oropa,il biellese con la sua miriade di sentieri ,passeggiate, chiese e santuari siano bellissimi è vero….ma lo stato in cui il tutto versa e pessimo

  5. Pier

    10 Maggio 2023 at 11:35

    Non sono d’accordo con Alberto. Non mi pare che Oropa sia in stato pessimo. Certo la crisi economica e un poco la crisi Cattolica ha fatto danni e come sempre, il disordine,la sporcizia è la persona maleducata a lasciare il segno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *