Attualità
“Guglielmo Marconi e il Biellese”: lo spettacolo al teatro Giletti
Proposto da Danilo Craveia e Ars Teatrando
“Guglielmo Marconi e il Biellese”: lo spettacolo al teatro Giletti
“Guglielmo Marconi e il Biellese”: lo spettacolo al teatro Giletti
«Dall’alta montagna di Oropa. Guglielmo Marconi e il Biellese», l’evento che il 1° maggio 2024 aprì le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita di Guglielmo Marconi e del centotrentesimo della sua grandissima intuizione, con una conferenza dello storico Danilo Craveia, cui seguì l’animazione teatrale di Ars Teatrando, compagnia teatrale di Biella, attiva dal 1988, si è ampliato in un progetto itinerante nei paesi biellesi, con l’intento di offrire un viaggio di riscoperta che, tra fedeltà filologica e ironia, raccontasse la figura dell’illustre scienziato e inventore, in relazione al suo rapporto con luoghi e personaggi biellesi. Il progetto è sostenuto da un bando della Fondazione Crb e realizzato in collaborazione con i Comuni e le realtà coinvolte.
Sesta riproposizione
La sesta riproposizione dello spettacolo è andata in scena sabato 11 gennaio al teatro Giletti di Ponzone, con una ricca platea di spettatori, che hanno apprezzato sia la calibrata recitazione degli attori, che le preziose informazioni storiche fornite da Danilo Craveia archivista professionista, responsabile tecnico del Centro di Documentazione dell’Industria Tessile (Fabbrica della Ruota), dell’Archivio Zegna (Casa Zegna), dell’Archivio del Santuario di Oropa e dell’Archivio di Festivaletteratura di Mantova, autore di una decina di volumi relativi a vari aspetti storiografici del Biellese, di articoli e saggi pubblicati sulla “Rivista Biellese” e il “Bollettino DocBi”. «Proprio tra questi monti 130 anni fa Marconi ebbe la prima folgorazione», spiega Craveia, «quell’idea che porterà all’invenzione del telegrafo senza fili e poi alla radio. Il legame tra Marconi e Rosa con il nostro territorio è forte. Ad Andorno, dove il giovanissimo scienziato trascorse le vacanze e dove tornò parecchie volte, ci sono testimonianze dirette della sua presenza. Ed una delle primissime radio del biellese, forse la prima, fu portata proprio al Santuario, e custodita nell’Osservatorio Meteosismico creato nel 1874 dai padri Barnabiti».
Il santuario di Oropa
Il Santuario di Oropa, meta di secolari pellegrinaggi, è famoso in Europa per la sua struttura monumentale e perché custodisce una statua della Madonna Nera, ma a Oropa: “Fede e scienza si sono incontrate. Generando un miracolo laico: l’invenzione della radio e della trasmissione senza fili”. Per la prima volta nella storia un uomo immaginò che segnali ed onde potessero attraversare l’etere. Una vera rivoluzione da cui scaturì l’invenzione di quel mezzo straordinario che fu ed ancora oggi è la radio. Danilo Craveia ha sottolineato come la parola che identifica la nostra civiltà e vita sia: “Wireless” senza fili: “Siamo sempre connessi ma non vogliamo vincoli, e tutto questo è stato reso possibile da Guglielmo Marconi, sul quale pareva calato un imbarazzante silenzio, forse per i suoi legami con il fascismo, che lo trasformò nel superuomo italiano fascista. Su di lui non sono stati scritti bestseller, né girati film famosi. Ebbe sei lauree ad honorem, ma non si laureò mai, anzi non finì mai neppure le scuole superiori: studiava solo quello che lo interessava. Marconi fu quello che si definisce un pescecane dal punto di vista dell’imprenditorialità: la sua Compagnia Marconi dovette confrontarsi con la Compagnia tedesca Telefunken”.
Di Guglielmo Marconi, nato a Bologna il 25 aprile del 1874, noto per aver sviluppato quel sistema di telecomunicazione a distanza, via onde radio, che gli valse il “Nobel per la Fisica” nel 1909 e che è alla base della radio, della televisione e di tutti i moderni sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili, sono stati resi noti i legami con il Biellese: “Con la madre, fin da ragazzino, frequentò infatti gli stabilimenti idroterapici del Biellese e ad Andorno, nello stabilimento gestito da Scipione Vinaj, nel 1891 conobbe Vincenzo Rosa, suo insegnante e tra i primi a riconoscerne l’ingegno, il quale era originario di Selve Marcone, frazione dell’allora comune di Pettinengo, ma abitava nella Frazione Ribatto del Comune di Callabiana. Rosa morì nel 1908, senza vedere il conferimento del Nobel al suo più brillante allievo”.
Le scene
Nella prima scena, un Marconi diciassettenne (Alessandro Celli) incontra proprio Vincenzo Rosa (Paolo Zanone), invitato dalla madre Annie Jameson (Veronica Rocca) a seguire il figlio nello studio delle sue “diavolerie” fatte di “fili e scintille”.
Nella seconda scena il giurista e poeta di San Germano Vercellese, Giuseppe Deabate (Giuseppe Marrone), autore del “Canto di Oropa”, con versi che parlano di Marconi, ricorda il suo incontro con un Marconi ventenne (Luca Meo) e in particolare il giorno in cui, visitando insieme la Cappella del Paradiso, quella posta più in alto nel percorso del Sacro Monte di Oropa, il giovane ebbe l’intuizione per l’invenzione della radio. Nella lapide collocata al Santuario, sotto la Porta Regia, dettata da Emanuele Sella, è riportata una parte della lettera scritta da Marconi al Deabate: «Nell’estate del 1894 dall’alta montagna d’Oropa contemplando il
Biellese pensai che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie, nuove risorse e nuovi mezzi di comunicazione».
Nella terza scena, un Marconi maturo (Mattia Pecchio) commenta quello stesso episodio, partendo dalle parole di una lettera pubblicata sul primo numero della rivista: “Le vie del mare e dell’aria”, che porta la data del 1918.
La conferenza-spettacolo, che solitamente viene rappresentata in spazi aperti e non su un palcoscenico, in poco più di un’ora concentra informazioni storiche, piacevolezza di visione e bravura attoriale.
Gli attori di Ars Teatrando, che nel 2023 con “Il filo rosso della storia italiana – 150 anni della Manifattura Lane Borgosesia” in cinque scene teatrali avevano ripercorso la storia della Manifattura Lane Borgosesia, in un appuntamento organizzato dalla Zegna Baruffa, quest’estate, a Varallo, al Museo Calderini, saranno protagonisti di uno spettacolo incentrato sulla figura di Don Pietro Calderini (1824 – 1906), personalità di assoluto rilievo nella società valsesiana del secondo Ottocento.
Piera Mazzone
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