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Franco Sancataldo, il “re delle castagne” da 25 anni in piazza al freddo ma circondato dall’affetto

E’ lo storico caldarrostaio di Chiavazza.

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Un tempo il suo carretto era formato da un fornello e da una pentola bucata nella quale cuoceva le castagne che, una volta cotte, venivano conservate in una cesta con della lana, in modo da conservarne il calore più a lungo.
Ora le cose sono cambiate, il carretto è stato sostituito da un moderno mezzo, la pentola traforata invece è ancora li, appoggiata su di un grosso bidone dove al suo interno viene messa la legna. Stiamo parlando di un antico mestiere: quello del caldarrostaio, colui che durante le fredde giornate d’inverno delizia i nostri palati. Si tratta di una professione definita un arte. Ce ne parla Franco Sancataldo, lo storico caldarrostaio di Chiavazza.
Signor Franco, lei accoglie i passanti e ne carpisce bisogni, gioie, dolori e frivolezze, da quanti anni prende posto a Chiavazza per proporre alla gente le sue caldarroste?
«Da circa 25. Una volta lo facevo espressamente come passione, difatti, facevo la Guardia giurata. Poi, una volta andato in pensione ho pensato che la mia passione poteva essere trasformata in una professione vera e propria, quindi ora è il mio lavoro, diciamo da pensionato, difatti il mio banchetto giuridicamente è considerato una ditta».
Il suo lavoro è considerato un’arte, quindi per ottenere un prodotto squisito, non basta mettere le castagne sul fuoco e farle cuocere
«No, non è proprio così. Innanzitutto partiamo dalla prima fase: quella relativa alla ricerca del prodotto. Io acquisto castagne solo prima scelta, non mi interessa il costo. Poi passiamo alla fase successiva: quella legata alla cottura. In base al tipo di castagna viene regolato il fuoco, più lento oppure più intenso, poi anche noi come tutti abbiamo i nostri segreti professionali. Quello del “castagnaro” è un mestiere antichissimo, che deve le sue remote origini alla estrema vicinanza del “Faito”, monte ricchissimo di secolari castagneti».
Lei è in piazza da un quarto di secolo, chissà quanti aneddoti potrebbe raccontarci
«Si, ne ho davvero tanti. I miei clienti li considero amici. Sapesse in quanti vengono a trovarmi anche solo per scambiare due parole. Quando si è fuori al freddo, fa sempre piacere, alcune volte è capitato che mi hanno portato qualcosa di caldo da bere. Proprio qualche giorno fa, un’anziana signora mi ha detto: “Entrando a Chiavazza nei tardi pomeriggi autunnali, si scorge già il fumo bianco del nostro caldarrostaio, per poi essere avvolti dal buon profumo delle sue rinomate castagne sempre calde al fuoco”. Non le dico quanto mi ha reso felice questa sua frase, insomma, l’affetto non manca».

Ciò dimostra che, dopo tanti anni, è diventato una vera e propria presenza iconica per i biellesi, con i quali ama chiacchierare e far gustare le sue buonissime castagne
«Lei mi sta facendo commuovere. Ci sono giorni in cui davanti al mio banchetto si forma la coda di gente. Vede, vendiamo un prodotto adatto a tutti i tipi di palati, quindi non ci sono tante pretese, certo, le castagne devono assolutamente esse buone e sbucciate ».
Ci stiamo avvicinando alle feste natalizie, la sua presenza rende ancor più magica l’atmosfera. Come ben lei saprà una volta le castagne venivano appese all’albero di Natale
«E’ una vecchia tradizione quella delle castagne a Natale, pensi che in molti casi venivano date in dono ai bambini. Ricordo che quand’ero piccolo Babbo Natale mi portava mandarini, noci e castagne. Erano tempi diversi. Oggi tutto è cambiato, ma le giuro che li rimpiango, mi manca molto quella parte cospicua della mia infanzia sono sincero».

Quando deciderà di smettere lascerà il timone a qualcuno della sua stessa famiglia?
«Sinceramente non so. Ho quattro figli: Domenico, Giovanni, Fabio e Rosaria. Tutti hanno un lavoro, i primi due sono agenti della Polizia di Stato, quindi nessuno di loro intraprenderà questa professione. Tutti quanti comunque sporadicamente quando sono liberi da impegni mi danno una mano. A tal proposito vorrei ringraziarli pubblicamente, un grosso grazie va anche a mia moglie Angela che è sempre al mio fianco».
Mauro Pollotti

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