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E’ arrivato il rimborso per la bambina che si è ammalata dopo la vaccinazione
E’ arrivato il rimborso per la bambina che si è ammalata dopo la vaccinazione
Dopo oltre quattro anni di attesa, quasi cinque, la bimba biellese ammalatasi a seguito di una vaccinazione ha ottenuto dal Ministero della Sanità il tanto sospirato risarcimento, o per meglio dire gli arretrati, così come era stato sentenziato dal tribunale. A darne notizia è il deputato biellese Cristina Patelli da mesi in stretto contatto con la famiglia e i loro legali, gli avvocati Annalisa Sola e Stefania Grupallo del Codacons di Biella.
«Sono stati mesi di contatti frequenti per arrivare al risultato sperato. Non era accettabile che lo Stato non provvedesse a rispettare una sentenza. Ricordo che la bambina si era ammalata in seguito ad una vaccinazione e aveva tutto il diritto di essere risarcita. Per questo mi sono spesa e battuta, visto che cinque anni di attesa e ritardo sono inaccettabili, ed è una gioia sapere che l’impegno non è stato vano e almeno la prima parte dell’opera è stata compiuta».
Infatti la vicenda non si è ancora conclusa del tutto. «Manca all’appello un aspetto importante per chiudere con esito positivo l’intera vicenda – spiega il deputato – è stato infatti più volte sollecitato l’ufficio che si è occupato della liquidazione per avere notizie sui vitalizi spettanti, ma degli assegni una tantum previsti dalla Legge 229/2005 e dalle Legge 238/1997 la famiglia non ha avuto alcun riscontro. E’ mia intenzione continuare a insistere fino a quando giustizia venga resa sotto ogni punto di vista».
Come sempre accade nel nostro Paese la questione dunque rimane aperta. Resta infatti un aspetto da considerare, un punto che Cristina Patelli coglie nella sua essenza e riguarda un sistema che non funziona: «Continuerò nella mia battaglia per comprendere dove situazioni come quelle di questa famiglia biellese, che certamente non sarà l’unica, si arenano. E’ un atteggiamento dello Stato che va cambiato, serve più etica da parte dello Stato perché rispondere ad una madre stanca e frustrata che la sua storia non è una priorità è una risposta inaccettabile».
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